lunedì 31 gennaio 2011

22a Giornata di Campionato. Tristi Speranze e Rapporti di Forza.


Juvinciale 10: Sempre sulla cresta dell'onda. Illusa dal solito gol assurdo di marchisio, viene scherzata dalla squadra tecnicamente più forte di turno: L'Udinese. Acquistano in estate Martinez per dodici milioni e ora si ritrovano con un fondo cassa che gli permette al massimo di cercare di convincere Pessotto, Birindelli e Fabrizio Ravanelli a tornare a giocare per colmare le lacune tecniche. L'unica notizia positiva è la partenza dell'atletadicristo Nicola Legrottaglie che, a parte la grande presenza spirituale, limitava il suo apporto a un corteggiamento al giovane Sorensen in allenamento.
Paletta 9: Forse troppo spudoratamente brutto anche per entrare nel pagellone. Ma oggi, con un San Pellegrino che tira il fiato, Paletta è l'assoluto protagonista della giornata. Bastano un assist per gli avversari, un rigore causato e un autogol? Il Genoa, inoltre, riesce a fare tre gol in una sola partita, impresa che non gli riusciva da quando si poteva permettere di schierare nel suo reparto offensivo un certo Cosimo Francioso. Sconfitta meritata comunque per un Parma che potrebbe anche smetterla di comprare giocatori dai nomi come: Ze Eduardo, Dzemaili, Angelo, Toni Calvo e, appunto, Paletta.
Kozak 9: Il supereroe prodotto nei sotteranei di Formello continua la sua implacabile ascesa, tutta fatta di super-poteri messi a punto dal Bahab Puji (il mafio-santone che accompagna spesso Lotito sugli spalti) e tenuti scrupolosamente segreti da Reja, ma che stiamo piano piano imparando a riconoscere. Tra gli effetti speciali che consegnano questa vittoria alla Lazio menzioniamo, tra gli altri, il Nichilistico-Tiro-Annulla-Portieri e l’Incornata-Sadica. Il primo sfoggiato, quest’oggi, ai danni di Boruc, nel rigore guadagnato dallo stesso super-ariete al 68’ minuto, consiste nel trasmettere via onde neurali l’immagine mentale delle drammatiche conseguenze dell’eventuale e infortunoso contatto tra il corpo del portiere e la palla calciata con forza inaudita, convincendolo così a fingersi spiazzato e a lanciarsi dal lato opposto; il secondo, che punisce per la seconda volta in cinque minuti l’infelice portiere viola, il quale, rotolando a terra nel tentativo di intercettare l’assist di Sculli, si risparmia almeno la visione orrorifica del capoccione ceco che assume dimensioni e forma mostruose nell’esercizio del suo super-potere. Si guadagna, tra l’altro, la gratitudine di entrambe le tifoserie per aver miracolosamente virato gli esiti di una partita bella come il culo flaccido del Silvione nazionale.
Bega&Zambelli&Zebina&Mareco 8: Gino Corioni, presidente del brescia e instancabile produttore di water e copritavolette, ha scommesso con Emanuele Filippini la testa di suo fratello che riuscirà a salvare la squadra nonostante questa difesa. Oggi non gli è andata troppo bene: con la mobilità di un comodino, Mareco ha fatto passare in velocità Pellissier e Constant che, camminando, hanno divorato la porta bresciana. Su Zebina, augurandoci che la sua galleria d'arte di Milano vada per il meglio, c'è poco da dire.
P.s. Si è recentemente scoperto che i gemelli filippini improvvisavano ardenti gang bang con la moglie di Corioni nella sede del club.
Kroldrup 7: Ha già dichiarato che una volta appesi gli scarpini al chiodo sostituirà Filippa Lagerback come annunciatrice a Che Tempo che Fa, su proposta di fabio fazio e con l'assenso di Mauro Masi. Nel frattempo spara le ultime cartucce di una carriera costantemente vissuta tra bassi e bassi; verrà ricordato anche per l'inaudita malasorte che porta nel reparto difensivo delle squadre in cui milita, le quali, una volta arrivato lui, perdono sistematicamente il loro pezzo pregiato per infortunio e sono costrette a schierarlo titolare. Oggi non riesce a chiudere la velocità straripante del brevilineo Libor Kozak, causando il rigore che spiana la strada alla sconfitta di una fiorentina sempre più triste. Ridateci Riganò.
Gonzalez 7: Non giocando nel ruolo che gli è più congeniale, si reinventa buttandola sul ballo. Anima la fascia destra a colpi di samba, riuscendo spesso a raddoppiare sugli avversari, si scatena in indemoniati twist efficacissimi in fase di interdizione e in finale di primo tempo si lancia addirittura in un assolo verso la porta con tanto di grand jeté, che si conclude con un bel tiro di destro, respinto, però, dall’altrettanto acrobatica parata di Boruc. Dirty dancer.
Bologna-Roma 7: Nella tempesta di neve di Bologna un impassibile arbitro Jack Frost non vede alcun motivo per non iniziare la partita. Senza pallone rosso - e con la roma scesa in campo con maglie rigorosamente bianche  - si dà il vita a 16 minuti di pura comicità e crisi cognitive. I giocatori, sempre più simili a cricieti impazziti, dopo aver perso il pallone senza che nessuno se ne accorgesse, iniziano a girovagare per il campo vivendo delle esperienze di derealizzazione che saranno analizzate da un equipe di filosofi, biologi e antropologi, i quali avranno inoltre l'ardito compito di stabilire se il calcio sia esportabile su mercurio o meno. Un urrà per la scienza dunque, dispiace solo per un piangente Rodrigo Taddei che, visibilmente terrorizzato dalla situazione, ha trascorso i sedici minuti di partita dentro il costume di Balanzone (mascotte della squadra felsinea).
Mark Peter Gertruda Andreas van Bommel 6,5:
"Veramente un personaggio insopportabile, da ammazzarlo appena nato"
La signora Van Bommel su suo figlio
Oggi viene espulso all'esordio in campionato. Augurandoci che sia la prima di una lunga serie. Benvenuto!
Palacio 6,5: Fratello minore di Manu Chao collabora con lui nella stesura del primo album della Mano Negra e nella creazione del genere "Patchanka". Abbandona il gruppo perché confessa a tutti di essere di estrema destra e fugge in spagna dove cerca di ricostruirsi una nuova vita. Viene però scovato dagli indipendentisti baschi che, riconoscendolo, gli trapiantano nel sonno quell'orribile ciuffo di capelli che lo contraddistingue. Viene assunto come magazziniere del Genoa, incarico ricoperto fino a quando Gasperini non si accorge che è più forte di Sculli e si può tentarlo in campionato. Oggi semina il panico nella difesa del parma riuscendo a percorrere con straordinaria velocità tutte e tre le fasce, contemporaneamente.
Mauri 5,5: Cenerentolo. La mezzanotte sembra scoccata, la carrozza è tornata zucca e l’abito da sera di nuovo stracci vecchi. Dopo un girone d’andata in cui il pubblico lo osservava sconcertato recuperare palle, creare gioco, addirittura far gol con una classe a dir poco principesca, la cui unica spiegazione, dopo anni appannati in casacca bianco azzurra, sembrava essere l’uso di sostanze molto stupefacenti o lo scambio con un gemello fin ora imprigionato in qualche sottoerraneo milanese, eccolo finalmente tornare alla condotta che più gli compete. L’incantesimo è finito. L’unico guizzo è sul pallone intercettato e servito a Sculli nell’azione del raddoppio: mentre corre qualche ultimo luccichino fatato gli brilla ancora intorno ai piedi. Dopotutto, con quel visetto, può ancora sperare nell’arrivo di un bel Principe Azzurro.
Lijaic 5: L’aspetto da giovane marmotta svizzera dall’identità sessuale ancora indefinita di Lichtsteiner lo confonde, tenta per tutto il primo tempo di ipnotizzarlo con il suo sguardo da cucciolo imbronciato, continuando a piroettargli intorno suadente e provocante, creando, così, talmente tanto fumo finendo per inebriare solo i suo già fin troppo spaesati compagni. All’inizio del secondo tempo scompare dal campo: papà Sinisa gli avrà rinfrescato, con un coltello tra i denti e l’occhio iniettato di sangue, le folkloristiche pratiche che gli zingari riservano ai tipi gai come lui, invitandolo caldamente a rimanere in panchina.
Cerci 5: Il Thierry Henry di Valmontone oggi si prende di diritto la fascia sinistra della Fiorentina, purtroppo passa il primo tempo a cercare di risolvere le evidenti difficoltà arrecategli dagli inconfondibili capelli di Anna Mazzamauro. Nel secondo tempo opta per una gradevolissima fascetta ma è ormai in confusione.
Gianni Riotta 4: Ospite della domenica sportiva si presenta stranamente senza cravatta nera slim ordinaria da broker che ha appena mandato in bancarotta 5 diversi stati africani. In compenso non può fare a meno di citare il world business forum, Miccichè e a spiattellare un paio di anglismi per ogni frase pronunciata. Finisce per definirsi "uomo del sud". Prete.
Ledesma 4: Qualcuno aiuti quest’uomo. Domenica scorsa lo abbiamo lasciato vagheggiante tra deliri cosmici e ricerca dell’essenza. Oggi, evidentemente, sconta in campo i postumi dell’uso smodato di funghi allucinogeni. Sappiamo bene che la droga è un problema sociale, ma quello che dovrebbe essere l’uomo chiave della sua squadra non può continuare a ciondolare per il campo blaterando di suicidio e nausea dell’esistere, a sbagliare gli appoggi ai compagni sganasciandosi dalle risate per avrerli scambiati per elefanti rosa in tutù, mancare appositamente i passaggi, in preda ai deliri di persecuzione. I tifosi chiedono che la società intervenga. Narcotizzato.
Gulan 3: Il pluricampione europeo di football manager Pantaleo Corvino non poteva fare a meno di lui sulla fascia sinistra del suo lecce che vinceva la Champions nel 2016. Pensa bene così di portarselo anche alla Fiorentina nella realtà. I valori sono ancora bassi (solo un 20 in temperamento) ma può crescere.
Ranieri 3: Nemmeno oggi che la sua squadra non ha giocato è riuscito a risparmiarci le sue patetiche frasette del dopopartita: "Dopo un pò è venuto il quarto uomo e mi ha chiesto "Mister che cosa ne pensa?" e io ho gli ho risposto che avevo un pò paura perchè ci vuole un non nulla per farsi male e sfiorare il dramma; per cui ho detto "se è possibile vorrei interrompere".
Pazzini 2: Dopo aver annunciato che l'arrivo all'inter "è un sogno che si realizza" - confinando per sempre nella oscena provincialità senza onore squadre come Sampdoria e Fiorentina - oggi entra nel secondo tempo a rilevare un irrefrenabile coutinho (qualcuno spieghi all'inter che nonostante sia il figlio di thiago motta non è obbligatorio metterlo in campo). Ci mette 5 minuti a segnare con una girata di destro. Dopo altri 10 minuti, a cavacecio di un invisibile matrix materazzi, realizza il secondo goal di testa, dall'altezza stimata di 4 metri e 12. A suggellare l'arrivo interista serve però la zozzata finale: la simulazione che ribalta definitivamente il risultato. Neofita.
Cavani 1,5: Mette a segno il 15, 16 e 17esimo gol del campionato senza alcuna vergogna. Continua a mettere in porta ogni singola palla che sfiora senza alcun pudore, lo stesso poco pudore con cui si ostina ad indossare l'apparecchio da quando è arrivato in serie A. Nella speranza che un Von Bergen di turno lo abbatta.
Zarate 1: 1 tecnico per zarate squalificato, in attesa che scenda in campo.

Leon Blavatsky&Sophia Belbo

domenica 30 gennaio 2011

Il Popolo del Bunga Bunga




Sono mesi ormai che il paese è paralizzato, i politici italiani hanno scordato la vera natura dei loro incarichi ed invece di governare pensano solo ad insultarsi a vicenda.

Ormai si sono venute a formare tre principali fazioni politiche, il partito di quelli che si scopano le escort e se ne vantano, il partito di quelli che si scopano le escort (magari anche i trans) e danno addosso al primo partito negando di scopare con le escort ed infine il partito di quelli che si scopano le escort in case a Montecarlo e negano di avere case a Montecarlo.

Rivoluzioni imperversano in ogni angolo del mondo e mentre avviene tutto questo il tg manda in onda solamente servizi su Berlusconi e le sue puttanelle minorenni. Nelle facoltà universitarie gli studenti sempre più indignati non fanno altro che dare adosso al nostro caro presidente del consiglio proclamandosi i paladini della rivoluzione di sto cazzo per poi prendere un caffè alle macchinette e tornare a studiare per evitare che il padre avvocato (magari di Roma Nord) gli tagli i fondi. Non si può mica, poi come se lo comprano il fumo?

Ma state molto attenti, il caso Berlusconi è veramente cosi marginale? Dovrebbe essere davvero relegato in secondo piano a vantaggio delle questioni di governo?
No. Il caso Berlusconi è per l'italiano una questione centrale, qualcosa che viene prima della chiusura di una fabbrica o della criminalità, sempre che non ci sia qualche bello stupro di mezzo, poi se lo stupratore è tesserato al PD o è il cugino della nipote della vittima, non ne parliamo.

Vabè, insomma incuriosito da questo fenomeno sociale sono sceso per le strade ed ho cominciato a sondare il terreno presso la plebaglia comune, i poveri, gli stupidi, i tifosi della Lazio e cosi via. Il risultato della mia inchiesta è stato assurdo e prevedibile allo stesso tempo. L'italiano non è incazzato perchè non riesce ad arrivare a fine mese, l'italiano è incazzato perchè non scopa! Esatto si, dopotutto hanno ragione, se torni a casa e almeno una volta a settimana ti ritrovi una "Ruby" li al tuo completo servizio cominci a pensare "vabe, sti cazzi che è una settimana che mangio solo piselli in scatola e tonno ketchup e maionese, questa mentre scopiamo mi permette anche di ruttare. Che uomo fortunato che sono".

Intervisto un brufoloso e flatulento commesso di Trony:
-Mi scusi, lei ha fiducia in Berlusconi?
-No, mi dispiace ma l'ho persa.
-come mai? nel mentre il tipo già ha scureggiato due volte.
-Perchè pensavo era uno generoso, invece col cazzo, io e tutta la mia famiglia gli abbiamo dato il voto e delle trenta mignotte che ha a casa tutte le sere me ne avesse presentata una, è uno stronzo.
Mi riprendo dallo stato di profonda ipnosi provocatomi da un enorme brufolo bianchissimo che spicca maestoso sul suo mento e me ne vado a casa pensante e rincoglionito dalle flatulenze del commesso.

Insomma agli italiani non frega un cazzo che i politici rubino, siano corrotti e pippino cocaina come fosse Vix Sinex, loro sono solo invidiosi delle escort, dopotutto il discorso fila, faccio mente locale cercando di ricordare il mio ultimo rapporto sessuale, ah si, è stato con un budino, piango. Poi penso agli invitati a cui il giorno dopo ho offerto il budino, rido.
Accendo la tv e inspiegabilmente il tg1 passa un servizio sulla rivolta in Egitto :
"Scimmie comuniste armate con mazze chiodate protestano in maniera violenta contro lo zio di Ruby", il servizio dura più omeno 5 secondi, ma nonostante tutto una scolvongente intuizione mi balena in testa.
Gli egiziani e i tunisini protestano davvero per il malgoverno dei loro presidenti? No, cazzo quelli stanno avvelenati perchè hanno le palle gonfie come le tette della D'Urso e della Clerici messe insieme. Faccio una breve ricerca sulle tradizioni delle alte caste del Nord Africa e realizzo il vero problema di quei popoli, non è la siccità , non sono le malattie, neanche il fatto che le loro nazionali di calcio sono tremendamente scarse, il loro problema sono gli HAREM.

Da sempre i sultani possiedono vasti e smisurati eserciti di donne pronte a soddisfare tutti i loro piaceri, insomma prepotenti ed arrapati i re di questi paesi rapiscono e si scopano le ragazze più belle impedendo alle caste inferiori di farsi  una bella scopata ogni tanto. In pratica il sultano può fare bunga bunga anche con trecento donne alla volta, mentre il suddito puzzolente stà a casa incazzato ad ammazzarsi di seghe e di canne. Ci credo che fanno la rivoluzione.

Politici sessantenni danno fruste allucinanti di cocaina per poi attaccarsi alla bottiglia di gin come fosse il capezzolo di Sabrina Salerno, uomini ormai impotenti si fanno innestare pompette idrauliche per scopare con l'efficenza di un cyborg e i raduni di partito assomigliano ormai sempre più al set cinematografico di un film diretto da Tinto Brass e scritto da Pino Scotto. Nessuno paga le tasse e i potenti evitano continuamente di andare in prigione facendosi leggi su misura, un pò come un pedofilo che decide di cambiare vita e si fa prete, in fin dei conti l'abito non fa il monaco, ma spesso il monaco si fa i bambini.

Insomma fanculo a tutte le questioni politiche, il popolo vuole le belle fiche siliconate che vede tutti i giorni in televisione e tutte le notte nelle proprie fantasie.Basta con queste disparità, politici maiali ed egoisti, cominciate a tremare, milioni di uomini arrapati sono pronti ad imbracciare il fucile(o la mazza) e mettere fine alle ingiustizie presenti nel mondo, una nuova era è ormai alle porte, il Popolo del Bunga Bunga trionferà.

venerdì 28 gennaio 2011

Il dolore esiste,ed è appiccicoso.


Immaginate questa scena. Una tranquilla,freddissima serata. Nevica. Una casa con le finestre illuminate, dentro un bambino che gioca davanti al camino, contento, al caldo, lo sguardo amorevole e protettivo dei genitori che lo tutela.
A un certo punto- BAM!- porta sfondata:insieme al gelo, entra un uomo incappucciato che, coi suoi bravi altrettanto incappucciati, si prende il bambino e lo trascina urlante fuori,scomparendo nell'oscurità, lasciando dietro di sé il dolore più nero e impotente dei genitori.
Cosa pensa il cittadino medio di fronte a questa tragedia?
"Cielo! Strappare un figlio dal suo ambiente,separandolo così insensibilmente e senza motivo dai genitori? Inaudito! Doloroso e contronatura!"
Ecco: ho scritto solo poche righe di post e sono già arrivata al punto, che gioia. Sì, perché esiste un altro evento che si ripete tutti i giorni, sotto gli occhi omertosi di tutti, nei villini residenziali come nelle favelas. Un evento forse ancor più brutale, doloroso e contronatura di questo.
La CERETTA, donne.
Dubito che qualcuno abbia il coraggio di obiettare sul brutale, tantomeno sul doloroso. Ma soprattutto, cari lettori, la ceretta è contronatura: ci sarà pure una ragione se siamo tutti nati con i peli, gli uomini di più, le donne di meno. Cioè, le donne del Nord Europa di meno.
Comunque.
Ormai siamo tutti convinti che le donne, per via di non so quale regola universale, debbano assolutamente, pena il suicidio sociale, togliersi i peli. Ma questa non è altro che una convenzione radicatasi in noi col tempo. Prima non era così. Pensate a Sofia Loren nel fiore della giovinezza/maturità: bella,formosa, vitino da vespa, record di presenze nei sogni erotici del masculo italiano. E- sorpresa!- uno sfacciato, naturalissimo, pettinato cespuglio di peli corvini che faceva cucù dall'ascella. Ma nessuno si scandalizzava. E se tra vent'anni andasse di moda tagliarsi i mignolini dei piedi?
A questo punto dovrei avervi convinti che lo sfoltimento peli sia pratica demoniaca. Esiste solo una cosa che sfida ancor più arditamente le leggi di Madre Terra: non è il cambio di sesso, né l'uso del preservativo, mi spiace. Si tratta della ceretta agli uomini.
Achille, Enea, Attila, Alessandro Magno,i Vichinghi. Io non me li figuro, tra un assedio e l'altro, che si depilano nella tenda, la striscia in una mano e la spatolina nell'altra, nell'aere l'odore di calendula per pelli delicate. Ma sarà un problema mio.
Nonostante ciò, pare che ci si debba arrendere all'imperare della gamba liscia,la società lo esige. Perfetto. Cerchiamo allora un metodo un po' meno doloroso, meno Nazi, di provocare la dipartita dei nostri filamentosi amici.
In effetti la ceretta non è l'unico metodo: ce ne sono altri all'apparenza meno dolorosi, più comodi... Ma attenzione: questi nascondono più insidie di un Signorini in seconda serata. Attente, donne, a quel falso amico chiamato rasoio: il corpicino colorato, la striscetta bavosa all'aloe che si professa emolliente...no, il rasoio è un sepolcro imbiancato. Ma voi, come me, lo sapete bene; cinque minuti e niente più peli, sì, evviva! Ma dopo cinque anni di rasoio? Minacciose sequoie inizieranno a spuntare dalle vostre gambe, una corazzata Potemkin che prenderà, ispida, il sopravvento su di voi.
Non illudetevi, anzi, non illudiamoci: la ceretta non lavora da sola. Come tutti i Sergenti che si rispettino, viene aiutata da un fido collega, frustrato per essere l'eterno secondo e, proprio per questo, assai più crudele del suo superiore. L'orgoglio dell'armata, pluridecorato, il Silkepil.
Dio ce ne scampi.
Un arnese che, se attaccato alla corrente elettrica, aziona una turba di micropinzette di metallo le quali, senza pietà alcuna, strappano via i peli ad uno ad uno. La tortura medioevale è una carezza di Carla Fracci, in confronto.
Non c'è via di scampo; qui siamo preda di un complotto che mira alla fine della razza umana, tra dolori disumani, per colpa di strumenti epilatori.
Quando ve ne accorgerete anche voi (e sarà troppo tardi) non venite a dirmi che non vi avevo avvisati.
Ora vi saluto, che devo andarmi a fare la ceretta.

mercoledì 26 gennaio 2011

Bertrando o dell'intolleranza


La vita offre infinite possibilità di formulare teorie, massimi sistemi filosofici, credenze. Spesso, però, tutto questo bel bagaglio di idee personali è soggetto alla mutevolezza e alla volubilità sia per esperienze quotidiane, sia per accrescimento della proprio sapere dottrinario e anche perché, in realtà, ci è precluso pensare in maniera costante nel tempo la stessa cosa (l’ultima variabile, però, rientra nella mia interpretazione personalissima della psiche umana, quindi è un’altra storia). Esistono, tuttavia, pensieri che nel corso degli anni vengono continuamente posti a verifica, ripetuti ad estranei, accresciuti, migliorati, ritrovati casualmente nel nostro autore preferito, convalidati dall’idiozia delle tesi contrastanti e dai loro promulgatori, confermati da segni cosmici inconfutabili fino al punto che si radicano in noi (da qualche parte tra l’intestino crasso e il diaframma, non in senso figurato dell’anima ma proprio lettero-fisicamente). Queste convinzioni ci fanno sentire forti, ci illudono dell’esistenza della Coerenza e ci convincono che ciascuno di noi è in verità l’eletto conoscitore della verità ultima. Ovviamente la frequenza e la solidità di questi possessi teorici varia da soggetto a soggetto e varia anche l’aggressività con la quale vengono difesi. Ora poniamo il caso di qualcuno che abbia fatto della razionalità e della logicità il proprio salvagente per il mondo. Poniamo anche che costui, come razionale e inevitabile conseguenza del suo razionale ragionare, si sia votato all’agnosticismo materialista. Esso crede nel pacifismo e nella democrazia, persegue l’ideale della laicità dello stato ma non si lascia trasportare da intolleranze verso coloro che si definiscono credenti, sostiene pubblicamente di invidiare la loro possibilità di avere una fede che dalle statistiche (fatte da chi, poi? ) emerge comportare un rilascio di serotonine anche se nel privato li considera dei poveri mentecatti. Si tratta di un tipo umano, tutto sommato, gradevole e amabile, probabilmente ha una scarsa fantasia e creatività che però cerca faticosamente di compensare con una certa erudizione (come a dire, no, non è simpatico però sa un sacco di cose). Costui si trova spessissimo a dover riaffrontare la questione religiosa in circostanze diverse, soprattutto se nato in Italia e si trovi casualmente molto vicino alla santa sede, tanto che ogni volta sfodera un sorriso beffardo, stiracchia tranquillamente gli arti e inizia la solita manfrina su principi costituzionali e morali, idee illuministe, buon senso, libertà personali che finiscono quando iniziano quelle altrui. Egli spreca moltissima energia vitale cercando di rassicurare cattolici terrorizzati che la legalizzazione dell’eutanasia non comporterà, a loro discapito, attentati terroristici da parte di medici comunisti; prendendo in considerazione casi grotteschi e brutali nei quali sia doveroso lasciare la possibilità di scegliere l’interruzione della gravidanza; elencando tutti i sintomi psicofisici provocati dalla visione di un crocifisso nella propria classe; elogiando la lettura di Voltaire nella sua prima infanzia possibile solo grazie al tempo libero impegnato dai suoi coetanei nel catechismo; dichiarando di sentirsi violentato nella sua libertà civile e personale da leggi dettate dalla sottomissione al potere papale etc. etc. Ora dobbiamo immaginare che questo signore, che chiameremo nella finzione Bertrando, si trovi a sorseggiare piacevolemente una birra in un tardo pomeriggio estivo con un amico stimato e ritenuto molto saggio (in realtà i due si conoscono da pochissimi giorni ma questo non interessa), la conversazione verte con toni amabili sulla pedagogia, il ruolo del dialogo nell’accrescimento spirituale degli uomini e simili quando si imbattono sbadatamente nella discussione sull’ingerenza della Chiesa e della morale cattolica nelle leggi di stato. Dopo aver ascoltato con attenzione la cantilena del signor Bertrando, con quale sembrava concordare in pieno, l’amico saggio pone una questione di una semplicità tanto banale quanto sconcertante:
Se un cristiano, per le sue convinzioni religiose, considera ad esempio l’eutanasia un peccato, non solo perché è convinto che chi prende questa decisione sia condannato a marcire all’inferno, ma anche perché lui stesso commette peccato permettendo ad altri di compiere il sacrilego gesto, come potrebbe mai votare una legge o un deputato che intende votare a favore di tale pratica?
Il signor Bertrando non si scompone e apre la bocca per ribattere pacatamente che… ma le parole escono con una vocina stridula e balbettante:
Non potrebbe perché è un’ingiustizia nei confronti di chi la pensa diversamente…perché no, insomma, non è giusto. Si, certo ognuno può credere quello che vuole però… io, io devo essere libero… Il signor Bertrando sarebbe sconvolto, il suo analizzare le questioni secondo un’ordine logico lo avrebbe chiuso in trappola. Avendo ammesso che nelle libertà indivuali rientra anche quella del credo religioso, non può non ammettere che ciascuno agisca secondo le proprie convinzioni. Il punto che lo sbalordiva di più è che, sebbene non ne avesse mai incontrato uno, teorizzava l’esistenza ipotetica del Vero Credente, cioè colui che quando agisce in nome della propria fede lo fa con le migliori intenzioni senza secondi fini e la sua prassi è un sincero adempimento dei precetti religiosi; era proprio questo Vero Credente potenziale che aveva messo in crisi la sua certezza più profonda, più salda e rassicurante. Il signor Bertrando è nel delirio, non sa più a cosa appigliarsi, la sua mente è andata in loop. Più ci pensa e più la storia non lo convince, è sicuro che una soluzione debba esistere e forse esiste solo che non è contemplabile dal suo rigido razionalismo. Lasciamo ora il signor Bertrando nel suo circolo vizioso e cerchiamo di tirare fuori un qualche insegnamento da questa vicenda fittizia ma plausibile: Bertrando a questo punto non può più fare nulla, è condannato e perciò lo scioglimento del dilemma va cercato nel suo passato e precisamente nella sua avventata quanto pericolosa decisione di concedere la libertà di pensiero indistintamente. Cosa sarebbe accaduto al signor Bertrando se fosse stato un pensatore intollerante? Probabilmente sarebbe stato emarginato dalla società o sarebbe ministro della difesa, in entrambi i casi forse, e sottolineo forse, sarebbe felice.

p.s. se qualche lettore crede di leggere in questo post una vicenda autobiografica si sbaglia. L’autrice, oltre a non chiamarsi Bertrando, è a capo di una cellula terroristica autonoma dell’E.C.C.L.P.D.M. (Esercito Contro Chi La Pensa Diversamente da Me). 


                                                                                      

lunedì 24 gennaio 2011

21a Giornata di Campionato. Lieti ritorni.


El Cholo Simeone 10: Chi sentiva la sua mancanza?
Nato nel 1970 dall'accoppiamento tra un viados argentino, una suricata e un ministro democristiano a caso, transita nel campionato italiano tra il 1996 e il 2003 cercando di spargere i semi dell'antisportività. Caratteristica l'entrata "a trinciapollo" da lui coniata. Nel 2003 con un suo sputo fa ammalare di sla il povero stefano Borgonovo, ricercato dalla polizia decide di fuggire e tornare in SudAmerica, prima come venditore ambulante di burritos, poi esponente di spicco del cartello narcos "el grande", inonda di cocaina le feste della Florida. Costituitosi al governo argentino viene graziato dal presidente Kirchner che gli fa sperimentare il nuovo programma di recupero per ex-narcos e lo manda ad allenare l'estudiantes. Corrompendo e minacciando arbitri e giocatori vince il campionato. Cristina Kirchner lo premia inviandolo come allenatore al Catania, altra squadra facente parte del programma di riabilitazione governativo; composta per la quasi totalità da galeoti ed ex narcotrafficanti argentini.
Esordisce sabato con una sconfitta per due a zero contro la corazzata parmense. Bentornato!
Amauri 9: Sempre e comunque uno dei miei preferiti. Si muove con le solite movenze di un Aldo Busi costipato. Colto da improvvisi attacchi di saudade si ferma immobile facendosi trovare in fuorigioco in maniera sistematica. Divora 4 occasioni, perde dai 18 ai 22 palloni e fissa, inequivocabilmente, il risultato sullo zero a zero.
San Pellegrino 8,5: Insieme a Di Vaio il bomber più in forma della serie A. Dopo la magia di tacco della scorsa domenica, oggi con una rapace spaccata infila il secondo goal consecutivo. Sempre nella sua porta.
Arcari 8: Operaio cassaintegrato della Fiat, stabilimento Mirafiori, reparto verniciatura; da quest'anno nel tempo libero fa il portiere del Brescia e ieri esordisce piazzando un campo magnetico sulla riga della sua porta. Para l'impensabile fino a quando, al novantesimo, non viene beffato sul suo palo dalla punizione di Bovo, un difensore centrale intelligente come un mulo e due volte più brutto. Tragico.
Di Vaio 8: Continua a tenere una media gol che sfiora quella di Silvio Piola e se giocasse sino ai 52 anni (cosa che il buon Silvio fece) sicuramente lo raggiungerebbe, per ora si accontenta di superare, nella classifica di tutti i tempi, Pierino Prati e Abel Balbo. Se non ti chiami Silvio non hai mica il dono dell'eternità.
Inler 7,5: Praticamente un trattore. Con l'ausilio dei suoi lacché (o bracci meccanici), Asamoah e Pinzi, si divora il centrocampo dell'inter con una facilità imbarazzante.
Peccato sia ricercato dai leghisti friulani che lo ritengono un esponente di spicco di Al Qaeda. Muslim.
Mexès 7: Da quando ha iniziato ad assumere ormoni in quantità abnormi ha una condizione fisica straripante, segnalata da un collo grande come tutto simplicio. Annienta e azzera qualsiasi velleità offensiva del Cagliari facendo cadere gli attacanti anche con un solo ammicco. Bufalino.
Ficcadenti 7: Bello e dannato. Subire la terza sciagurata sconfitta di fila, nonostante un primo tempo scoppiettante contro un Milan falcidiato da infortuni e misteriose sparizioni (ovvio risultato di riti wodoo di magistrati e giornalisti bolscevichi), gli conferisce uno sguardo ancora più tetro contorniato dal ciuffo scomposto in perfetto stile dark wave e lo conferma sempre più come icona saturnina del campionato.
Ramirez 6,5: Dopo Kenneth Anderson, unica intuizione di mercato del Bologna negli ultimi 45 anni. Segna con un capolavoro di sinistro il gol del pareggio e passa il resto della partita a dileggiare, con una nonchalance a tratti irritante, l'intera retroguardia biancoceleste.
Robinho 6: Continua ad agitarsi tarantolato in area e a mettere alla prova la resistenza fisica di Antonioli a forza di pallonate. La miriade di conclusioni che tenta, ma che vengono puntualmente respinte dal portiere, lascia spazio al sospetto di un malizioso giochetto sado-masochistico tra i due, vista anche l’aria promiscua che si respira in casa Milan.
Traorè 5,5: Finisce casualmente in campo a causa di un errore di Delneri nella trasmissione della formazione. Accortosi dell'errore lo sostituisce dopo quattro minuti con un barbuto Fabio Grosso. Riuscirà persino a farsi rimpiangere.
Matri&Acquafresca 5: Perfetti per interpretare Marco, fidanzato della principissa Sofia in piccolo grande amore, oggi passeggiano per l'area dell'olimpico vanificando i circa 79 cross provenienti dalle fasce del Cagliari. Comunque belli.
Nainggolan 4: Pseudonimo calcistico di Krillin, insostituibile compagno di Goku durante le sue missioni di salvataggio del pianeta terra. Temprato dai titanici allenamenti del maestro tartaruga e da quelli nella stanza dello spirito e del tempo, dimostra una condizione fisica ineguagliabile. Peccato però che nessuno gli abbia spiegato le regole del calcio.
Ledesma 4: Approccia la partita come fosse uno spirito dei monti della Patagonia, contemplando lo spazio, dilatando il tempo, cercando la spersonalizzazione del sé, continuando a passare palla seguendo traiettorie dimensionali alternative. Probabilmente mentre Di Vaio lo zompava a piè pari per firmare il raddoppio del Bologna, lui era lì lì per cogliere il Tutto. Ieratico.
Ranieri 3: Da quando ha stretto il patto col diavolo si limita a schierare la squadra più scarsa e casuale in campo, consapevole che riuscirà comunque a vincere grazie ai riti satanico-divinatori che tiene nelle palestre di Trigoria il venerdì notte insieme a Perrotta e Antunes (sciamano delle ande). Durante il rito i membri si dispongono circolarmente suonando i tamburi e cantando vecchie canzoni di Antonello Venditti, al centro del cerchio balla Simplicio che, impossessato, riesce a comunicare con Zibi Boniek, Pruzzo e varie entità demoniache chiedendo il loro favore per la partita della domenica. Ti odio.
Zarate 0,5: Entra nel secondo tempo a rilevare Sculli, uscito per problemi tecnici (incapacità nel giuoco del calcio). Crea il solito fumo lì davanti che butta in caciara ogni speranza offensiva della lazio. A partita finita tenta di sferrare un destro a Moras con la forza e la decisione di un giovane Macaulay Culkin, per questa infinita tristezza si guadagna mezzo punto in meno rispetto al solito.

Leon Blavatsky&Sophia Belbo

domenica 23 gennaio 2011

La mano Invisibile



Georgia Novembre 2003: si vota per le elezioni presidenziali ed il rinnovo della compagine governativa,i risultati ufficiali sono chiari: rivince il presidente uscente Eduard Shevardnadze, ma le opposizioni dichiarono illegittimo il voto mobilitando in qualche giorno  migliaia di persone che scendono in piazza a manifestare nella capitale tibilisi contro i presunti brogli elettorali. La tensione è alle stelle e i governi occidentali si affrettano a soffiare sul fuoco salutando favorevolmente le proteste e le iniziative di piazza,catapultando il paese nello scenario politico internazionale. Tutti sembrano all improvviso svegliarsi e riprendere coscienza del nodo strategico del paese nei rapporti di forza tra gli Stati Uniti e la Russia (la Georgia continua ad essere rifornita energicamente da quest’ultima ) dopo giorni di tensioni continue la rivoluzione delle rose termina con le dimissioni dell neoeletto Shevardnadze che lascia il paese.Nel gennaio 2004 si svolgono nuove elezioni e il leader della protesta  Mikhail Saakashvili viene eletto (questa volta con il consenso occidentale e senza presunti brogli) con il 97% delle preferenze. (avete capito un 97% limpido e pulito).

Si apre una nuova fase per la Georgia che deve far fronte ad una difficilissima crisi economica.Per salvare il paese dal baratro si materializza quindi la presenza divina degli Stati Uniti i veri missionari evangelici della democrazia,mentre si smantellano le ultime due basi militari russe e si riorganizza l’esercito attraverso il programma congiunto con whasington denominato Train and Equip, Saakashvili apre l’affluso di crediti da parte dell’ Fmi e della Banca mondiale e ovviamente si accelera subito l’ingresso del paese nella Nato. Tutto è pronto e il nuovo governo lancerà a breve il piu grande piano di privatizzazioni degli ultimi anni,si passa all’attaco, lo stato viene di fatto espropriato: fonti d'acqua,  ricchezze minerarie, foreste, aree protette, musei,  teatri e  luoghi di interesse storico culturale,  porti di importanza nazionale,  ferrovie,  gasdotti, autostrade, strutture aeroportuali e molti altri beni della comunità vengono di fatto svenduti.


La georgia tra il 2005 e il 2006 privatizza industrie e infrastrutture per il valore di 900 milioni di dollari. La pressione degli Stati Uniti continua a farsi sentire con i continui aiuti economici ,ma la Georgia oramai genuflessa  risponde inaugurando l’oleodotto più lungo del mondo, ossia il Baku-Tbilisi-Cheyan (BTC) che trasporta petrolio dal Mar Caspio fino alle coste della Turchia, si costituisce di fatto una nuova politica energetica, nel tentativo di ridurre le dipendenze da Mosca.

La mitologia delle rivoluzioni colorate possiede un unico obiettivo,rovesciare i governi in carica piegandoli al volere degli Stati Uniti e dell’Occidente,modificando di fatto le strutture politico-economiche assoggettandole a istituzioni finanziarie come L’Fmi o la Banca mondiale. L’equazione è delle più semplici: sfruttare il disagio delle masse sventolando il sogno occidentale pseudo liberale come l’unica possibilie via di fuga dai regimi in carica. La stessa cosa si è provata a fare in Iran con la rivoluzione verde, fomentando le proteste di piazza per rovesciare Ahmadinejad sostituendolo con il filo-occidentale Moussavi. Stavolta però non ci sono riusciti, ma la storia si ripete el a nuova guerra invisibile si concentrerà sul piano energetico lanciato dall’Iran.

I progressisti continuano a credere che le rivolte costituiscano il risveglio di una coscienza popolare senza rendersi conto della mano invisibile che li circonda,fatevi un favore,ammainate la bandiera rossa.



Fabrizio Ruffo

venerdì 21 gennaio 2011

Vi racconto la storia di un popolo Miserabile


C'era una volta un paese chiamato Miserabile. Gli abitanti, i Miserabili, conoscevano a memoria
l'omonimo romanzo di Hugo, amavano mangiare  solo riso e verze e sapevano camminare con le mani. Oltre a queste piacevoli note folkloristiche, che rendevano Miserabile luogo prediletto della villeggiatura di Acrobati e Vegetariani, i Miserabili erano un popolo profondamente depresso, meschino e dedito al malaffare.
Per queste caratteristiche i Miserabili erano pesantemente scherniti dagli abitanti dei paesi vicini e rivali: i Creativi (abitanti di Creativo), i Pensanti (abitanti di Pensiero) e i Retti (abitanti di retto, anche loro non poco vessati dal dileggio altrui). Ai mondiali di calcio del 1090 i giocatori di Miserabile giocarono un'intera partita con dei post-it attaccati alla schiena con sopra scritto "idiota mangiaverze" – nessuno se ne accorse.
In quei cupi anni le piogge tendevano a diminuire e con loro le immense piantagioni di verze, unica linfa alimentare e finanziaria di Miserabile. Il resto dell'economia era devastata dalla malsana tendenza dei miserabili alla poca trasparenza, al favore personale e alla trasgressione delle regole.
Il livello culturale di Miserabile non era mai stato basso come in quegli anni e la capacità cognitiva dei suoi abitanti si era ridotta al punto che la comunicazione consisteva quasi esclusivamente sul batti-cinque (quando si camminava, a mani impegnate, si restava in silenzio). La grande carestia che si abbatté in quei tristi giorni su Miserabile diffuse terrifiche malattie, tra cui: il singultus perennis (singhiozzo perenne) e la orinam nasalis (pipì dal naso) che crearono disfunzioni fisiche intollerabili per gli abitanti, sopratutto per donne, bambini e nasoni. Inoltre agli uomini di Miserabile iniziarono a cadere i peli dal naso, da sempre vanto e simbolo di virilità per la mascolinità Miserabile; ma - cosa ancora più catastrofica - le donne iniziarono a soffrire di iuvenis vagina (vagina infantile), malattia che impedì completamente la pratica sessuale, tranne per rare coppie fortunate (quelle in cui l'uomo fu improvvisamente affetto da membrum nanus, malattia che rese di nuovo miracolosamente possibile la combinazione). L’omosessualità crebbe a livelli smisurati e le donne
Tornarono, meste e represse, alla loro antica preoccupazione: costruire immense insalatiere per la verza.
La disperazione che afflisse in quei giorni gli abitanti di Miserabile fu indescrivibile. Già formidabili scaricabarili e insuperabili pressappochisti, i Miserabili riversarono la rabbia di quegli eventi interamente sulle due figure più carismatiche presenti nel paese: Volpe, famigerato oroscopista e vero demiurgo di ogni singola decisione degli abitanti di Miserabile e il Re di Miserabile, il detestato Re Viagra, padrone delle più grandi industrie verziere del paese nonché presidente della migliore squadra di corridori-a-mano di tutta miserabile.
Ma gli abitanti di miserabile, da sempre ignavi e poco coraggiosi, si limitarono a reprimere la loro rabbia o, tutt’al più , a sfogarla nella visione satellitare dei campionati nazionali di corsa con le mani, di cui erano feroci appassionati. Passarono così anni, tra fame, malattie e campanilismi sportivi e gli abitanti di Miserabile, in cuor loro, aspettavano silenziosi solo che tramontasse la tracotante epoca di Re Viagra che, d’altronde, sembrava prossimo al declino fisico e mentale. Quegli anni il Re lì passo barricato nel suo castello di àrdore; comunicava con i suoi sudditi con brevi e telegrafici messaggi diffusi dai megafoni reali: “Andiamo alla grande”; “Sotto la panza la mazza avanza”; “Sono l’unto del signore”. Tra gli abitanti andavano diffondendosi le più svariate voci. Si diceva che il Re si fosse portato nel castello tutte le donne sane di Miserabile, con le quali stava praticando il torbido rituale reale del bumba bumba; si diceva che i suoi pasti fossero conditi con le più saporite verze del reame e che possedesse addirittura tre nani da giardino umani.
Eppure queste credenze non contribuirono in alcun modo a scatenare una reazione tangibile tra i Miserabili, qualsiasi accenno di scontro era del resto stemperato dai candidati alla successione del re, i quali si affrettavano a precisare che una successione in questo momento storico di crisi e carestia sarebbe stata una catastrofe per Miserabile. La speranza, seppur repressa, permaneva tra gli abitanti e tutti erano, nonostante tutto, convinti che Re Viagra era al termine del suo impero. In quegli anni, tra le strade del paese, echeggiavano conversazioni del genere
“Domani cade”
“Se non domani, dopodomani”
“E’ fritto”
“Lo processeremo sulla pubblica piazza”
“Miserabile tornerà il radioso paese che era una volta”
“Quando?”
“shhh”
“Domani cade”
“Se non domani, dopodomani”
Ma il tempo passava e i messaggi telegrafici del Re non accennavano né a cessare né a cambiare. Fu in quel momento di disperazione apparentemente irreversibile che successe l’impensabile. Un giovane cavaliere omosessuale e dalla zeppola pungente arrivò a sbaragliare tutti i vecchi candidati-successori del re. Sapeva parlare la lingua dei gay, intensamente aumentati a Miserabile in quegli anni, e sapeva usare delle parole arcaiche, ormai dimenticate anche dai più anziani abitanti di Miserabile. Si chiamava Arcobaleno, il cavalier Arcobaleno. I Miserabili  iniziarono allora ad indignarsi: verso Volpe, ormai fuggito sulle spiagge sabbiose di Svetonia, verso Hugo, verso sé stessi, ma soprattutto verso Re Viagra, vero capro espiatorio, a torto o a ragione, della catastrofica situazione di quello sfortunato paese. La rabbia era così intensa, veniva da così lontano, era così profonda, che i Miserabili in un’adunata di piazza del cavalier Arcobaleno iniziarono a tirarsi per i peli del naso e a slacciarsi le scarpe a vicenda. Allora il cavalier Arcobaleno prese la situazione in mano: disse ai Miserabili che non dovevano cedere all’isterismo qualunquisticamente medievalista e dopo una sana battaglia dei cuscini (da lui distribuiti) intimò i miserabili ad assaltare lo spaventoso castello di àrdore. Gli uomini si armarono di forche e picchetti da campeggio e, correndo furiosamente sulle mani, si diressero in gran fretta verso la residenza del re Viagra.
Ma nessuno si sarebbe aspettato quello che sarebbe poi successo. Arrivati lì i Miserabili non trovarono nessuna guardia reale ad ostacolare il loro rabbioso ingresso, varcarono le maestose porte della residenza intorno alla quale regnava il più angosciante dei silenzi. Il cavalier Arcobaleno continuava ad agitare la folla mentre essa infestava le lunghe scalinate e le enormi stanze reali; Il castello era incredibilmente sporco e pieno zeppo di oggetti apparentemente incomprensibili: Pali per  la lap dance, divise da infermiera, giarrettiere e inquietanti arnesi sessuali di vario genere. Per terra bottiglie, avanzi di verze cucinate nelle più sfiziose maniere e preservativi, mucchi di preservativi accumulati ovunque. Nel comprensibile sgomento che li attanagliava i Miserabili si erano fatti seri e silenziosi, entrarono in questo stato nella stanza reale. Ad attenderli non c’era nessuno però, sullo sfarzoso trono reale in fondo alla stanza sedeva una semplice segreteria telefonica, una spia verde era accesa a segnalare la presenza di un nuovo messaggio. Il cavalier arcobaleno si fece allora coraggio, si avvicinò per premere il pulsante, il messaggio recitava così:
“Miei cari sudditi quando ascolterete questo messaggio io sarò probabilmente già a Toronto, Canadà. Che la fregna sia con voi”.
I miserabili – dopo un comprensibile momento di smarrimento – gioirono intensamente alla notizia, inauditi festeggiamenti si tennero nei giorni successivi. Si andò subito alle prime elezioni di Miserabile e il Cavalier Arcobaleno, nemmeno a dirlo, vinse con un quasi plebiscito. Nacque ufficialmente la prima repubblica di Miserabile: il cavalier Arcobaleno spiegò loro come camminare con i piedi e, soprattutto, rivelò ai Miserabili che il Dio creatore (in cui il re arcobaleno credeva con un certo fanatismo) ci ha offerto meravigliosi doni da far nascere dalla terra, molto più buoni e anche meno verdi delle verze. L’economia riprese, i miserabili ora avevano un’alimentazione più sana ed equilibrata, le donne tornarono belle e vigorose, il tasso di omosessualità diminuì e con lui aumentò quello di natalità. La loro era una vera repubblica democratica in cui le libertà fondamentali dell’individuo erano rispettate e venerate. Passarono così, in questa sbornia di felicità e serenità, diversi anni. Sembra questa una fiaba finita bene, di quelle che vogliono il loro sacrosanto lieto fine, ma gli abitanti di miserabile sono da sempre i più imprevedibili esseri mai comparsi sul pianeta.
Una notte, segretamente, tutti si riunirono nella grande piazza del paese, muniti di giganteschi zaini da viaggio e, ritornando a camminare sulle mani, abbandonarono miserabile e il suo presidente Arcobaleno. Egli al suo risveglio ritrovò un paese deserto, scese dalla sua residenza per constatare la situazione. In mezzo alla piazza del paese trovò il vecchio trono reale con sopra la solita segreteria telefonica; allora premette il pulsante e ascoltò sbigottito questo scarno messaggio:
“Noi andiamo in Canadà. Meglio Miserabili che gay”.

Leon Blavatsky

mercoledì 19 gennaio 2011

La prima persona di mia conoscenza incontrata in autogrill.


Il 23 dicembre, in autogrill, ho incontrato D’Alema. È successo mentre uscivo dai bagni. Lui era lontano, non è che mi fosse spuntato davanti tutto d’un colpo. L’ho visto avvicinarsi alla cassa chiuso nella sua finanziera nera, alto e bello come un ministro della Repubblica. Certo, non quanto la Carfagna. Non mi sono stupito di vederlo, sapevo che prima o poi sarebbe successo, sapevo che un giorno o l’altro in autogrill avrei finalmente incontrato un volto noto, un viso conosciuto in mezzo a tutta quella gente che va e che viene. No, non mi sono stupito di vederlo. Mi sono stupito perché era solo. L’ho guardato per diverse decine di secondi aspettando che comparissero da qualche parte le sue guardie del corpo, la scorta. E, invece, l’unica scorta che aveva era un panino al salame che si era tirato fuori dalla tasca, bevendo Acqua Panna. Devo ammettere che questo mi colpì molto. Pensai, tuttavia, che poteva darsi – per quanto fosse improbabile – che i suoi bravi lo attendessero all’esterno. Allora mi risolsi ad uscire dall’autogrill un momento per verificare l’eventuale presenza di auto blu, che generalmente sono quelle orribili e bombate Lancia Thesis, talmente brutte che le hanno comprate solo gli enti pubblici. Abbandonai D’Alema al suo sandwich imbottito e cominciai la traversata a serpentina che, in ogni autogrill, precede l’uscita. Oltrepassai i prodotti tipici, i dolcetti Kinder, i giocattoli per bambini, i dischi (l’offerta sull’ultimo di Baglioni) [non sapevo girassero ancora ultimi dischi di Baglioni], la hit parade della letteratura mondiale, e, appena prima dei preservativi, l’ennesimo frigorifero di bevande, pieno di Acqua Panna. Ce la feci, e mi trovai repentinamente catapultato sul piazzale d’asfalto incandescente; ah no, era dicembre: mi trovai repentinamente catapultato sull’algido piazzale dell’autogrill, che a quell’ora del meriggio aveva già assunto il noto odore di cherosene. Ed effettivamente, lì, delle auto blu di D’Alema non c’era alcuna traccia. Feci il giro dell’enorme prefabbricato, e niente. D’Alema era completamente solo, attaccabilissimo. Eh già, per quanto non mi sarebbe mai saltato in mente di lanciargli una miniatura di un trullo (eravamo in Puglia), ammetto che ci pensai: il presidente del Copasir [sigla di stampo fascista che significa Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che sostituisce il vecchio Comitato di controllo sui servizi segreti, ovvero l’organo parlamentare preposto al controllo dei servizi segreti], il Presidente D’Alema era solo ed indifeso in un autogrill. Ammettendo di riuscire a superare la corsia di accelerazione e ad immettersi sull’autostrada, attentare alla vita di D’Alema ora sarebbe una cosa elementare. Un gioco da ragazzi per noi che siamo cresciuti negli anni Settanta. Mi venne allora il dubbio di essermi sbagliato: forse avevo visto male, quello lì non era davvero D’Alema. Mi convinsi che era il caso di rientrare, per sincerarmi dell’identità del mangiatore di panini al salame, e per prendere il mio caffè. Ma quando entrai vidi che una piccola folla si era radunata intorno all’uomo, e dai discorsi che facevano intuii che non poteva trattarsi d’altri che dell’unico rappresentante del vecchio PCI che abbia ricoperto la carica di Presidente del Consiglio, oggi a capo dei capi dei servizi segreti. Poiché io non faccio parte di quel popolino che appena incontra per strada un personaggio della televisione gli si mette alle calcagna per scattare foto e farsi firmare autografi sul biglietto del pedaggio autostradale, assunsi presto un contegno di mite indifferenza nei confronti di quello che stava accadendo alla mia destra; anzi no: doveva essere alla mia sinistra. Mi diressi allora verso la cassa (dove non trovai fila) e pagai la mia consumazione guardando D’Alema solamente con la coda dell’occhio. Porgendo lo scontrino alla barmaid ed ordinando finalmente il mio caffè mi sforzai di non guardare in direzione di quel popolaccio, del quale però potevo perfettamente intendere i discorsi: «Signor Presidente, da quando avete appoggiato la guerra nei Balcani, la mia vita è cambiata!», mentre un altro proponeva una nuova strategia di alleanze che valicasse i confini Nato, spostando alcune pedine in Asia, soprattutto in Cina e in Kamchatka. Decisi di non immischiarmi in quei discorsi, al fine di evitare che l’autogrill si trasformasse in una tribuna politica. No, ma dico io, come si può pensare ancora di concentrare le nostre forze in Kamchatka, mentre c’è l’Alberta che confina con quattro Stati e ci aprirebbe le porte di tutto il Nord America? Il caffè mi fu servito in uno squallido bicchierino di cartone per via dell’ennesima risoluzione dell’Unione Europea, che, dopo aver vietato che lo stoccafisso venisse tagliato in forma quadrata e interdetto l’uso di ciabatte infradito in tutto il territorio di Strasburgo, ha deciso anche che la vecchia tazzina in ceramica, passando di bocca in bocca, fosse un metodo non sufficientemente igienico di consumare al bar, mentre un sano usa-e-getta permette a noi tutti di salvaguardare la nostra igiene orale e la nostra salute dai miliardi di germi malefici che imperversano nei nostri bar, nelle autostrade, soprattutto negli autogrill e nei parlamenti. A quel punto ebbi un moto di antipolitica e, per un impulso che subito trattenni, mi venne voglia di avvicinarmi a D’Alema e versargli il caffè bollente sul viso; anzi no: sul pisello, e lanciargli lo stupido cartoncino (che sarà ormai ben appallottolato nella mia mano destra) nell’occhio, nel sinistro ovviamente, e gridargli: «È questa l’Europa che volete? È questa l’Europa che volete?» Ricordandomi costantemente che io non faccio parte di quel popolino che applaude Di Pietro ad Annozero e continua a dare fastidio a quel pover’uomo di D’Alema, ingurgito svogliatamente il caffè in cartone e decido di andare via; non senza, però, aver prima salutato l’unica persona che conosco che abbia mai incontrato in un autogrill. Con quella sicurezza propria degli uomini brillanti mi avvicinai al buon uomo, e notai che il suo panino era rimasto a metà, nella mano sinistra. Io gli porsi la destra, strinsi la sua e dissi, con voce suadente: «Buongiorno, Presidente!», e andai via.

lunedì 17 gennaio 2011

20a Giornata di Campionato. Un po' a culo.


 Kojak 10: Il tenente. Plasmato nei segreti laboratori di formello, è, nella parte superiore del corpo, composto di Stagno, Invar, Inox, Magnox con rifiniture in alluminio. La parte inferiore del corpo presenta le gambe di Venturin e Gottardi fuse insieme con una soluzione ipercollante, i piedi di Attilio Lombardo. Utilizzato prevalentemente come "pilone d'area", nasce da un'idea di reja, ispiratosi ai "giocatori speciali" da subbuteo. Quest'oggi entra a un quarto d’ora dalla fine, incorna il gol decisivo del match e imprime una vera scossa ormonale alla partita, esibendosi in un sado-spogliarello con Diakitè che, evidentemente, ringalluzzisce tifosi e giocatori.
Udinese 9: Con una media di 6 gol a partita è ormai evidente a tutti: Zeman si cela dietro questo miracolo e quel ciclista democristiano di Guidolin non è che uno specchietto per le allodole.
Adriano 8,5: Ciccionissimo, banale ma non c'è aggettivo che lo descriva meglio. Entra e per gli ultimi dieci minuti si piazza completamente immobile in mezzo all'area. I suoi 110chili sono in fuorigioco in occasione del gol ma il guardalinee incredibilmente non se ne accorge, per non sbagliarsi lui calcia negli unici 10 centimetri di porta occupati da uno già svenuto Antonioli. La palla finisce in porta lo stesso: un eroe del grottesco, davvero
Olivera 8,5: Dopo il compianto Esnaider senza dubbio il peggior acquisto della storia Juventina degli ultimi 70 anni. Senza ruolo e senza senso, il suo apporto oggi si è concretizzato con un meraviglioso gol a culo a 5 minuti dalla fine, palla calciata tra difensori del Milan paralizzati. Ora può tornare nella cantina delle pippe insieme al suo compagno di squadra Burin Di Michele.
Aronica&Campagnaro 8: Loro sono la coppia di questa settimana. Come avere Van Damme e Vin Diesel in difesa: brutti, arcigni, entrano sempre e comunque per far male. Picchiano tutto l'attacco della Fiorentina con generosità e costanza impagabili, in possesso di palla si limitano a correre con foga senza motivo o a calciare più forte possibile in avanti.
San Pellegrino 8: Idolo. Al termine di una partita oscena la Roma rischia di passare in vantaggio in un' azione che ha nello stesso momento violato 9 regole del gioco del calcio e almeno 4 della fisica. La palla sembra non entrare, allora ci pensa lui con una mezza cloche a far finire il pallone dentro e a far scoppiare le coronarie al suo presidente.
Scaloni 7 :Mette al servizio della squadra tutta la sua esperienza, anche se i compagni lo apprezzano soprattutto per le ricche grigliate di Brasado argentino, in cui pare eccelga. Bisunto.
Biondini 7: Ogni stagione che passa sempre più forte e sempre più dimenticato. E' sempre più evidente come il malaugurante colore dei capelli e la barba trotskista gli impediscano il salto ad una grande squadra.
Pradè 6: Improvvisamente afflitto da invecchiamento precoce, nel giro di quindici giorni si ripresenta alle telecamere con capello candido e occhiale scuro modello sandra mondaini. Inquietante.
Mauri 5: Nonostante un paio di episodi frutto di una chiara sindrome da daltonia temporanea, in cui passa dinoccolatamente la palla agli avversari, si fa notare soprattutto per un assist di tacco all’indirizzo di Kozak e per l’ormai proverbiale portamento di chi riesce a giocare a pallone come se stesse sorseggiando spritz nell’happy hour milanese. Dandy.
Hernanes 4: Dopo più di sessanta partite giocate tra Brasile e Italia ha più desiderio di un tour operator che di un pallone. Forse ancora frastornato per lo shopping natalizio nelle vie della capitale ostenta un passo da vasca lungo via del Corso e una presenza fisica consistente come quella di un budino. Probabilmente in preda a un paio di epifanie, in cui realizza di trovarsi in mezzo al campo da calcio, prova due di tiri in porta, per poi riprendere l’andatura da struscio domenicale.
Simplicio 4: Arnold, sovrastato per tutta la partita dallo strapotere fisico-tecnico di gente come Colucci e Parolo, riemerge nel finale per firmare uno dei suoi soliti gol, sempre tra i più ridicoli e paradossali del campionato. Ha anche il coraggio di esultare con entusiasmo, una vergogna.
L'Inter 4: Un allenatore bello e simpatico non vi salverà dal nostro odio.
Diamanti 3,5: Un po' Emanuele Filiberto, un po' Lapo Elkann, il sinistro di Rivaldo. Un tipetto odioso insomma.
Ranieri 2: Al 35esimo dentro Adriano e Borriello,fuori Vucinic e Menez, i cambi giusti per mettere la partita in ghiaccio, poteva levare De Rossi e mettere Cicoria-Tempestilli, per esempio. A parte tutto: Qualcuno si è accorto che la roma da due anni gioca a caso?
Il gol di Ibrahimovic 1,5:  Quando si dice palla a casaccio davanti per Ibra, poi fa lui. Lui infatti, da 35 metri e girato di 40 gradi dalla porta, mette il piedone come capita e la palla si spegne all'incrocio dei pali. Uno di quei gol che nemmeno batistuta a winning eleven. Nauseante.
Zarate 1: Si dà da fare ma anche questa giornata non riesce ad andare oltre l'uno sportivo.

Leon Blavatsky&Sophia Belbo

sabato 15 gennaio 2011

Una cura per l'insonnia?


La più grande piaga di questo secolo? C'è chi direbbe la depressione, chi la droga, chi Balotelli, ma no, la risposta non è nessuna di  queste, la risposta è l' insonnia! Coraggio chi di voi non soffre di insonnia? Chi è al giorno d'oggi che non si rotola nel letto per ore prima di addormentarsi?
Ormai milioni di persone più vanno avanti con l' età, meno riescono ad addormentarsi, è una cosa orribile. Ma ancora peggio del non riuscire ad addormentarsi è addormentarsi troppo presto per poi svegliarsi verso le due di notte e non riprendere mai piu sonno, non c'è modo! Puoi ubriacarti, fumare un pacchetto di Marlboro rosse, metterti a giocare a risiko da solo, leggere un libro di Bruno Vespa o guardare uno dei film della trilogia del Signore degli anelli, ma niente, il sonno non tornerà prima di 4 o 5 ore di puro panico. Già, perchè quando ti svegli la notte ti prende il panico ed il motivo è molto semplice. Che ragione c'è di mettersi a dormire presto? L'unico motivo è che il giorno seguente dobbiamo svegliarci presto ed affrontare giornate stressanti e cariche di impegni, ragion per cui decidiamo saggiamente di metterci sotto le coperte prima possibile in modo di svegliarci belli riposati. Ma ecco che puntualmente succede la catastrofe e qualche fattore esterno interviene a turbare il nostro già leggerissimo ed inquieto sonno. Le ragioni possono essere le più disparate, ma anche le più stupide come lo svegliarsi a causa di totale disidratazione, il tuo cane che ingaggia una gara di ululati contro tutti i cani del vicinato, tuo padre che fa un casino clamoroso durante il suo spuntino notturno a base di Wurstel crudi e prosecco, la sbagliata regolazione del riscaldamento e la tua stanza che assume caratteristiche climatiche degne dei più caldi e umidi climi tropicali ed ecco che ci si sveglia completamente sudati ed allucinati da terrore e sgomento.
A volte possiamo riuscire ad ingannarci da soli, mantenere la calma e riuscire a riprendere il sonno, ma ciò accade solo rarissimamente e nella maggior parte dei casi si consuma una tragedia. Si guarda l'orologio e si cominciano a calcolare le ore di sonno:"Allora se mi addormento tra mezz'ora dormirò almeno 7 ore, vabè alla fine si può fare". Ma ciò non accade mai e la mezz'ora diventa un'ora, due, tre, quattro.... Con l'aumentare del tempo che passiamo svegli aumenta in modo esponenziale anche la disperazione. I calcoli riguardanti le ore di sonno ci fanno rabbrividire, ci rendiamo conto che l'ora della sveglia dista ormai non più di una manciata di minuti, cerchiamo di affrontare la cosa con calma e sangue freddo fino ad arrivare a  una conclusione: "Vabè, game over, basta sono le sei e mezza, ora mi alzo e vado a fare colazione, cercare di riaddormentarsi è inutile!".Ed ecco che dopo questa stoica presa di coscienza cade subdolamente su di noi il sonno tanto desiderato e ci addormentiamo, gustiamo a pieno il piacere del letto per non più di mezz'ora, un'ora per poi essere destati dalla sveglia e pensare:"Ma porc......."
Ragion per cui la prossima volta che decidete di mettervi a dormire presto prendete le giuste precauzioni, munitevi di bottiglia d'acqua accuratamente posizionata accanto al letto, mettete la museruola al vostro cane, chiudete a chiave vostro padre, controllate umidità, pressione e temperatura della vostra stanza, ma soprattutto compratevi dei cazzo di sonniferi. Se poi nonostante tutto vi svegliate uguale e proprio non riuscite a dormire una soluzione c'è, ma è altamente rischiosa. Accendente Tv o computer e guardate un qualsiasi programma condotto da Enrico Papi e le tenebre caleranno su di voi, bastano cinque minuti di trasmissione per dormire almeno tre giorni di fila, ma attenti,  un amico di mio padre la cui insonnia era ormai arrivata a livelli critici una volta ha guardato una intera puntata....è caduto in un profondo stato vegetativo simile al coma da cui non si è più svegliato.

Johnny Thunder

Non ci son più i decessi di una volta



Càpitano, rare volte nella vita, brevi ma intensi momenti di quella che James Joyce chiamava epifania: una rivelazione improvvisa, un momento in cui tutto infine ci sembra chiaro, in cui una cosa che ci è sempre stata davanti agli occhi ci si rivela, tutto a un tratto, nella sua vera essenza, nel suo reale significato.
Pochi giorni fa è capitato anche a me di avere un'epifania; ho scoperto cosa vuol dire davvero l'espressione "beata ignoranza". Non è un detto veritiero, nessuno con un po' di senno sosterrebbe mai l'ignoranza- mi dicevo prima della mia epifania. Poi mi è stato raccontato un fatto che mi ha sconvolta: a quel punto ho realizzato che, se non fossi mai e poi mai venuta a sapere quel dannato fatto, avrei continuato la mia carriera universitaria più serena e spensierata, ignara di tutto. Beata ignoranza!
Ma questa notizia è un fardello troppo pesante da sopportare da sola. Mi sento costretta -capite?- a condividerla con voi: l'argomento scottante è nientepopodimenochè la morte di Giacomo Leopardi.
Stando ad alcune recenti scoperte, la sua dipartita sarebbe avvenuta in circostanze, diciamo, particolari. Non convenzionali, ecco. Non per colpa del colera di Napoli del 1837, pare.
Perdonate la solita, pedante premessa che sento il bisogno di fare in tutti i miei post prima di arrivare al succo: devo dirvi che non è difficile per me cadere vittima di una burla. Tutti quelli che mi conoscono lo sanno. Se mi viene detto, con una certa convinzione, "la nuova caramella che la Haribo ha fatto uscire in America si chiama Wikileaks", io ci credo. Per questo motivo, appresa la scomoda notizia su Leopardi, mi sono fiondata alla ricerca di conferme(o smentite), sperando con tutta l'anima che mi avessero fatta fessa per l'ennesima volta. Invece no, pare sia tutto vero. O perlomeno plausibile. L'ipotesi alternativa sulla morte di Leopardi è stata elaborata dallo studioso Gennaro Cesaro il quale, concedetemelo, non avrebbe fatto un soldo di danno leggendosi Novella 2000, invece di tuffarsi nelle scartoffie di Leopardi e scoprire questa amena notizia.
Ma è ora di svelare l'arcano.
Uno dei maggiori letterati italiani di sempre, finissimo pensatore, eccelso poeta nonchè creatore di una sua personalissima quanto acuta filosofia, sarebbe morto per colpa dei confetti. I CONFETTI, sì, quelli che si mangiano ai matrimoni.
Oh, come mi pesa raccontare questa storia.
Andò così: in quel periodo il nostro Giacomo era ospite a casa dell'amico Antonio Ranieri. La sorella di quest'ultimo, forse spinta da pietà verso quell'ometto al quale erano stati negati tutti i piaceri della vita (e per fortuna, altrimenti probabilmente non sarebbe stato il filosofo che è stato) pensò bene di regalargli una cosa di cui andava ghiotto: i confetti di Sulmona, detti anche cannellini per via del loro cuore alla cannella.
Un chilo. Divorati senza battere ciglio. Un Attila dei confetti. Giacomo, perchè?
Come se non bastasse, i geniali padroni di casa, con un'arditezza degna della migliore malasanità del ventunesimo secolo, escogitarono un metodo sopraffino per curare l'indigestione del poeta. Una combo letale: brodo bollente e limonata ghiacciata. E passa la paura.
Galeotto fu il cannellino e la conseguente congestione intestinale, dunque.
Non so quanto tutta questa storia sia attendibile, solo di una cosa sono certa: il mio cervello si rifiuta di immaginare la scena di un verdastro Leopardi che si contorce dai dolori a causa di un chilo di confetti, per poi finire morto di congestione post-bibitone. Ma soprattutto, ora come farò ad affrontare un esame su Leopardi senza rivedermi davanti agli occhi questa scena grottesca? Come farò? L'immagine del sommo poeta è compromessa irrimediabilmente dentro di me.
Preferivo le leggende liceali del "Leopardi è morto di gobba".
BEATA IGNORANZA!

p.s: è quasi superfluo precisarlo, ma chiunque possa smentire questa ipotesi in modo sicuro farà la mia felicità e darà nuova dignità al caro Giacomo, che ora starà facendo il triplo carpiato nella tomba, poveretto.

venerdì 14 gennaio 2011

Nessun posto è bello come casa mia ( Dorothy Gale, Il mago di Oz )

Finalmente a casa, penso mentre,appena scesa dal treno, mi accendo la tanto agognata sigaretta. “Sì, viaggiare” ma anche tornare è una gran bella sensazione. Soprattutto considerando le diverse ore passate su di un umido sedile trenitalia, con compagni di viaggio dalla dubbia integrità psicofisica con una spiccata propensione per la chiacchiera inutile e un solo pensiero dominante, magari alla prossima fermata scendo e mi fumo una sigaretta al volo al volo, ma niente: la concretizzazione di questo desiderio mi provocherebbe un’ansia eccessiva.
Improvviso delle scuse per perdere tempo al binario e finire di fumare mentre decido che massì, prendo la metropolitana; a quest’ora, poi, non troverò nessuno. Così mi inoltro, sicura di me stessa, nelle viscere della stazione Termini in direzione delle scale mobili; dalla sinistra mi arrivano i suoni del caos di via Giolitti, ah Roma!. A passo veloce prendo le seconde scale mobili mentre partono i Rolling Stones nell’ mp3, yeah, sto per mettere mano nella borsa alla ricerca dell’abbonamento dei trasporti (trovo moralmente riprovevole bloccare la fila ai tornelli perché non vi si è giunti opportunamente preparati) quando vedo cartelli che,sul momento, non focalizzo… Merda! I lavori di adeguamento del nodo di scambio di Termini! Ma porca puttana, maledetta, stronza; perché cazzo me lo scordo sempre… Lancio uno sguardo disperato indietro, non so se per chiedere aiuto o fuggire, la folla mi travolge con la testa china. Vabbè, dai, ce la posso fare. La corrente di rumorosi adolescenti, vecchie agguerrite, pallidissime tedesche con delle valigie smisurate (no, non tedesche, le tedesche hanno sempre i funzionalissimi zaini da trekking, si tratterà di francesi o slave), uomini di mezza età con soprabiti eleganti che pensano di essere i più furbi del mondo a prendere i mezzi pubblici e poi fa tanto manager newyorkesi, viscide coppiette ormonose e dotate di plurime mani prosegue compatta tra le varie svolte a destra, biforcazioni, scale mobili, ponti levatoi, salite, curve a gomito, ostacoli di varia natura e materiale etc. etc.
Signora, è inutile che cerca di passare tra il mio braccio e il mio fianco;
Dolci ragazzine urlanti, potreste evitare di stare impalate di fronte al sottocunicolo e togliervi gentilmente dai coglioni?;
Vedi un signore canuto che si dirige tremolante in direzione opposta al flusso antropico e già immagini i titoli di cronaca “Ottantacinquenne disperso, la famiglia sconsolata prega le autorità di indagare nei sotterranei della metropolitana, la sua ultima meta”, invece la folla si divarica e al suo interno si fa strada una controcorrente velocissima, e questi da dove cazzo vengono?!. Non è un mio probema, io sono giovane e intelligente, sfuggirò all’inebetimento di massa: aggiro una mamma con figlioletto, svolto a sinistra, prendo le scale “normali”,intruppo un milanese troppo alto e poco agile, salgo le scale “normali”. Ma qui ci sono già passata? Secondo me ci stanno prendendo tutti in giro, come faranno, poi, a trovare ogni volta un percorso nuovo rimane un mistero, nel frattempo il tetto si abbassa gradualmente e le pareti si stringono, in maniera meno graduale. Ho caldo, comincio a sudare, mi innevosisco ed eccolo, è tornato: il fastidio lacerante per qualunque contatto o vicinanza umana. Ogni tanto puoi incontrare un addetto della Met.Ro. con l’aria svampita che non capisci se si sia perso o si trova lì per ridere beffardamente alle nostre spalle senza farsi scoprire. Magari esiste una scorciatoia, tutti questi giri non hanno alcun senso logico-architettonico, il problema è che tentare potrebbe trascinarti in segrete sale di tortura o al centro della terra. Aah questo lo riconosco, ora giriamo a destra e c’è la banchina… Invece, ovviamente, no. Questa volta ti fanno passare per la banchina della linea B, mi sembra superfluo sottolineare l’increscioso e promiscuo accalcamento di corpi ai tornelli; al tizio di fianco si è illuminata la lucetta rossa e la convalidatrice ( convalidatrice? ) emette un grido di rabbia, panico! Mi volto verso la mia convalidatrice con lo sguardo pieno di terrore… Verde! Ricomincia tutto d’accapo, ho perso la cognizione del tempo, odio tutti però vado avanti perché una fine ci dovrà pur essere, non può non esserci.
Infatti, illuminata da un’aura splendente: la linea A. Arrivo alla banchina, un po’ stordita, il treno è appena ripartito Beh, poco male, almeno ci saranno poche persone ad aspettare. Trovo il mio posticino libero e mi rilasso. Un signore con l’aria dell’intellettuale sbadato, vestito come Philippe Daverio ma senza charme, mi si posiziona accanto, non accanto, addosso: il suo braccio sta sempre lì lì per sfiorare il mio, ansia. Mi volto per spostarmi un po’ ma scopro con orrore di essere stata braccata da una stanca lavoratrice con le meches rosso fuoco che cerca nervosamente qualcosa nella borsa minacciando un contatto fisico tanto improvviso quanto sgradito. Non so cosa fare, sono paralizzata dall’angoscia. Certo con un movimento brusco potrei liberarmi di quell’assedio e andare lì dove non c’è nessuno, oh quanto spazio c’è lì; tutti però si accorgerebbero della mia sociopatia, manifesta e innegabile. Non riesco a decidermi e rimango immobile. Alzo lo sguardo e seguo le pubblicità del video, parte una sorta di telegiornale (il cui curatore grafico deve proprio odiare il suo lavoro) “Alemanno in difficoltà in merito al rimpasto della giunta”; “Il sindaco di Roma andrà dal Papa”; “La Polverini discute del problema rifiuti nel Lazio”; “Il certificato di nascita si fa alle poste” (l’immagine è di una vecchina allo sportello ), parte l’oroscopo. In quell'istante arriva il treno che rallenta, faccio un passo dietro la linea gialla, aspetto l’apertura delle porte… i vagoni sono stracolmi di grotteschi esseri umani.

Rosa LoSdegno

giovedì 13 gennaio 2011

Gianfry l'Israeliano



"Chi non è stato di sinistra nei suoi primi 30 anni di vita non potrà mai diventare una persona rispettabile", così la pensa Hans-Roland Richter, figlio del patron dei preservativi e incontrastato gigante del mercato di gomma. [ potete trovare qualcosa sul suo conto qui]. Quello che dice Richter magari è anche vero ma, facendo una previsione da qui a otto anni, mi sento di dire che nemmeno essere di sinistra ti garantisce una sufficiente rispettabilità. Aldilà della questione il punto è che questo blog ospita paranoici, inetti, depressicronici, molisani e freaks di vario genere, ma non certo persone rispettabili; allora ci teniamo a non farci mancare anche qualche narrazione parafascista. La verità è che dopo il pezzo dal titolo "Esercizi di Democrazia" il caro ministro La Russa ci ha scritto una minacciosa mail facendoci notare come in quell'articolo fosse stato chiamato in causa il signor Benito Mussolini il quale però, essendo deceduto, non ha potuto usufruire del diritto di replica. Così siamo stati costretti a dover tenere una rubrica che ci offra un' adeguata "visione da destra".  In fondo, non potrà che farci bene (il discorso non vale per chi ha problemi cardiaci di vario tipo). In ogni caso ecco un racconto di Fabrizio Ruffo [lui] sul mai-trito argomento del voto di fiducia.

14 Dicembre 2010. Mentre migliaia di compagni sfilano per il centro della città  - giocando al tiro al sanpietrino e picchiando finanzieri a cui evidentemente non hanno insegnato a sparare - dentro i famigerati palazzi del potere si consuma l’ultimo atto politico dell’anno: il voto di fiducia al governo Berlusconi. L’artefice del voto è il miglior residuo della prima repubblica: Gianfranco Fini (dopo l’intervento al senato di Ciarrapico, rinominato kippah-Fini).
Per tre voti il governo Berlusconi va avanti. Con il suo neogruppo parlamentare Fli (i futuristi) , l’aiuto dei democristiani e del Pd (stranamente presente alle votazioni) kippah-fini non ce la fa, Silvio sorride e ringrazia, il governo è salvo. Nessuno crede ai propri occhi, il futurista Gianfranco perde per l’ennesima volta, il volto è tirato e al grido di “dimissioni dimissioni” risponde con un sorriso imbarazzato. Stavolta la genuflessione ad Israele non lo salva, il delfino eterno numero due è sconfitto da neoavanguardie politiche come  i Responsabili, capitati dal danny de vito italiano mister Scilipoti. Due giorni dopo il voto di fiducia nasce il Polo della nazione, la nuova destra capitanata da Rutelli e dal democristiano (sapete chi),ed il miracolo giunge verso l’atto finale.
Una destra alternativa,neogollista, post fascista, post socialista post radicale, europeista, moderata, moderna, repubblicana,costituzionale e soprattutto contraria  al malaffare Berlusconiano è finalmente nata... sotto anche (non dimentichiamolo) la benedizione di politici di rilievo come Daniela Melchiorre, con una lunga carriera alle spalle di porno splatter ungheresi oggi a capo dei liberal democratici.
Noi non possiamo che fare gli auguri a questo nuovo soggetto politico che saprà incarnare alla perfezione le cultura politica del MSI. Bendetto Della vedova ne è convinto e da mesi rilancia il suo progetto legislativo  “Aprire anche a coppie omosessuali”

Auguri Gianfry

Fabrizio Ruffo

mercoledì 12 gennaio 2011

un attimo di raccoglimento,per piacere.

Oggi vorrei tentare con voi, cari e (sicuramente) numerosissimi lettori, un ardito esperimento: raggiungere uno stato di telepatia collettiva.
Io faccio parte, è vero, dell'infinito stuolo della gente "portata per le materie umanistiche": quelli che, di fronte a un'equazione o a qualsiasi tipo di formula, hanno reazioni simili a quella di Sandra Milo quando si era persa Ciro. Nonostante ciò, tuttavia, posso dire di essere anche persona di raziocinio, che certo non si fa suggestionare da svagheggiamenti astrali o eventi pseudo-soprannaturali. Questo quindi vi deve far capire, lettori, che l'esperimento che voglio proporvi è ASSOLUTAMENTE VERITIERO: se ha convinto me...
Vogliamo scommettere? Se guiderete i vostri pensieri in base alle indicazioni che vi darò, arriveremo tutti a pensare esattamente la stessa cosa nello stesso momento, con un minimo margine di errore.
Proviamo, và.
(un'ultima cosa, prima di iniziare: se avete i nervi a fior di pelle vi consiglio di abbandonare sin d'ora l'esperimento: le immagini che evocherò potrebbero indurre a una rabbia incontrollabile, una misantropia aggressiva di altissimo livello, addirittura di "livello Sgarbi". Quindi attenzione,non voglio pesi sulla coscienza.)
L'argomento-guida è "Le Pubblicità".
Pensate a una pubblicità che vi suscita profondo fastidio. Lo so, è difficile focalizzarne una sola, ma abbiate pazienza. Vi aiuterò elencando degli elementi per scremare la vostra selezione mentale.
Uno spot,per essere veramente fastidioso, per determinare un "livello Sgarbi" anche al Dalai Lama, deve avere tutte queste caratteristiche:
-una tremenda musichetta, che entra nei più profondi e malfamati interstizi cerebrali e non se ne va più;
-dialoghi che sembrano scritti da un'equipe selezionata tra i migliori elementi usciti dal Grande Fratello (tutte le edizioni, badate bene);
-livello recitativo degli attori non quantificabile neanche con i numeri negativi, nè descrivibile con paragoni ad altre persone o a canidi (i quali potrebbero, a ragione, offendersi);
-mancanza dell'unico elemento che, in questo apocalittico panorama, potrebbe risollevare il livello di sopportazione almeno per gli uomini: la figa. No,nello spot fastidioso per eccellenza non ci deve assere neanche la figa.
Scommetto che ora sembra già tutto più facile. Vediamo, avrete pensato al capolavoro della Mediaset Premium, dove il sensualissimo uomo dal monociglio tenta in tutti i modi di convincere l'altro che il decoder è meglio di sky, adducendo motivazioni che suscitano risa convulse o pianto disperato. Ma non può essere questa la nostra pubblicità: manca quasi del tutto l'elemento musichetta. Fuori uno.
Avrete anche pensato ai commoventi spot Vodafone dove Belen, novella Wonderwoman, fiera rappresentante del gentil sesso, si cimenta in prove calcistiche, di spionaggio, di avventura nella foresta, rendendo tutte noi assolutamente fiere di avere un organo genitale che ci accomuni a lei. Ciò che, però, ci fa scartare lo spot dalla lista è proprio l'organo genitale. Fuori due.
Avrete (last but not least) pensato agli spot delle suonerie: quale donna non cadrebbe vittima del fascino dell'omino lampadato che, con voce  soave e sopracciglio da provincia disagiata, ci canta le hit del momento per il nostro cellulare? Sublime, ma qui manca l'elemento del dialogo, visto che negli spot è sempre solo (e prego tutti voi di ingraziare Dio per questo). Fuori tre.
Non c'è nulla da fare, ne manca una sola. C'è una sola pubblicità che ha il merito di aver unito, per un attimo, le nostre menti, collegandole all'unisono sulla frequenza del fastidio universale, dello spleen, oserei dire. Qui sotto vi si paleseranno delle immagini che, d'un tratto, renderanno tutto chiaro come il sole, dimostrando che avevo ragione e che l'esperimento è riuscito.




Provate a dirmi che non avete pensato a loro, adesso.
Buon fastidio.

martedì 11 gennaio 2011

E dopo?


Ciò che state per leggere è un articolo di pura fantasia il cui scopo è quello di ipotizzare un possibile futuro per l’ Italia una volta che l’era Berlusconi avrà fine(se mai avrà fine!). Chi gli succederà al potere? Questo non possiamo saperlo, ma possiamo sempre provare ad immaginarlo! In uno stato ormai governato dai gossip, televisione e showman io auspico non sarà certo un politico a prendere in mano le redini le paese. Parliamoci chiaro, ormai i politici sono una vera noia! Perchè mai continuare lo sfascio dell’Italia con loro? Comici, donne nude, conduttori e calciatori! Il futuro è questo! È già qui! Cosa succederebbe all’Italia con un presidente della republica campione di Bike Trial? Di certo non posso saperlo, ma posso provare ad immaginarlo. Buona lettura e buon divertimento!

Nato a Finale Ligure il 14 gennaio del 1980, Vittorio Brumotti si cimentò per la prima volta nella disciplina del Bike Trial alla tenera età di 11 anni ed in breve tempo incrementò a dismisura le sue abilità accrescendo sempre più la sua fama. Nel 2006 conquista il titolo di campione del mondo e successivamente entra nel guinnes World record grazie ad eccezionali ed esaltanti imprese sportive. Appare in varie trasmisioni televisive,"Buona Domenica", "Beato tra le donne", "7 per 1", "La vita in diretta","Theleton", "Mattina in Famiglia,"Domenica In","Le iene", Lo show dei Record" etc...
Ma la partecipazione televisiva di cui il campione si è sempre vantato in maggior modo è sicuramente quella in Bim Bum Bam, dove, ancora tredicenne, cominciò ad imprimere il suo volto nella memoria degli italiani.
Giovane, atletico, di bell'aspetto, Brumotti ha tutte le carte in regola per condurre una tortuosa e vertiginosa ascesa al potere e grazie ad uno staff tanto affiatato, quanto in gamba, ovvero il "100% Brumotti Enterprise" dà via al suo galattico Impero! Grazie alle sue continue apparizioni in televisione conquista sempre più le famiglie italiane deliziando i loro pasti e allietando le loro serate, milioni di giovani lo acclamano e lo prendono a modello, si diffonde il fenomeno del secolo, la Brumotti Mania!
La bicicletta comincia ad essere il mezzo di trasporto più usato, anche nei pericolosissimi centri metropolitani. In realtà andare in bicicletta per una città come Roma o Milano è un vero e proprio suicidio, ma abbagliati dall' esempio del loro eroe Brumotti, milioni di ragazzi sfidano il traffico, il freddo, la pioggia e la morte. Noncuranti dei pericoli e delle insidie sfilano per le strade sulle loro due ruote inneggiando canti e slogan del tipo: <<Brumotti il re del cielo sconfigge anche l'uomo nero>> o << In giro con Brumotti scopi mangi e tiri i "botti">>.
"A Bumbbazza!": è questo ormai il saluto nazionale che migliaia di italiani si scambiano nelle strade, dal panettiere in chiesa e soprattutto ai funerali. Le ragazze muoiono per lui, ad ogni sua apparizione pubblica si registrano almeno una dozzina di svenimenti da parte delle ammiratrici femminili. Una di queste a forza di urlare in preda a convulsione nervose causate dalla presenza del suo principe azzurro Brumotti, è riuscita addirittura ad emettere ultrasuoni ed è finita sul “Times” come caso scientifico dell'anno.
Le notizie delle sue imprese fanno scalpore in tutto il mondo e subito Vittorio diviene personaggio. Leggende metropolitane e alone di mistero lo avvolgono, gira voce che possa controllare tutte le biciclette del mondo grazie alla forza del pensiero, che abbia ormai perso la capacità di muoversi con gli arti e che sono cinque anni che non scenda da una bicicletta, voci di corridoio ipotizzano addirittura una imminente operazione chirurgica grazie alla quale sostituirà gli arti inferiori con una due ruote.
Molti politici e giornalisti (soprattutto i soliti comunisti barbosi e guastafeste!) si opposero con vigore alla presa di potere di un personaggio simile, argomentando che con lui il Paese sarebbe andato a scatafascio, ma il destino serbò loro una sorpresa. Infatti con Brumotti al potere il paese godette di un' infinità di benefici! Ormai i giovani andavano in giro solo in bicicletta, lo smog si azzerò e la salute della popolazione ne risentì parecchio. Non più avvelenato dallo smog - rinvigorito inoltre dallo sport - il popolo italiano sembrava più vigoroso e attivo che mai, l’obesità fu azzerata, la sonnolenza eliminata ed il piacere del dolce far nulla scomparve! Pensate successe addirittura un avvenimento storico: negli uffici statali i dipendenti lavoravano, sul serio, con impegno e dedizione! La produttività aumentò a dismisura e il debito publico fu azzerato.
Società petrolifere sono al momento impegnate in complotti internazionali che hanno come bersaglio Brumotti il quale, grazie al rilancio delle due ruote, ha ridotto ad un decimo il consumo di carburante.Queste multinazionali sono terrorizzate dal fatto che il suo esempio negativo possa influenzare l’intero globo e scatenare perdite economiche catastrofiche. Tuttora l’incolumità del nostro presidente della repubblica Vittorio Brumotti è a rischio, ma milioni di Italiani sono pronti a scendere in strada ed imbracciare i fucili se qualcosa dovesse accadere al loro presidente!
Ave Brumotti!

Johnny Thunder