mercoledì 16 febbraio 2011

Siamo tutti Vanni Fucci.


Per san Foca prestigiatore, bestemmiare è reato. Lo stabilisce il codice penale vigente, che risale al 1930 (un anno dopo la firma del concordato), all'articolo 724, nella sezione concernente «la polizia dei costumi». Certo, di acqua sotto i ponti ne è passata e il cattolicesimo non è più la religione di Stato (dal 1984). Il reato è stato depenalizzato (1999) e, in un'ottica multiculturale e tollerante, è stato esteso a tutte le religioni (non si può bestemmiare neanche Allah. 1984).
Sia ben chiaro, tuttavia, che ad essere proibito è il vilipendio della Divinità. Mentre la cornice religiosa resta attaccabile sui diversi fronti. È lecito per esempio dire: «Accidenti all'ostia e a chi l'inghiotte» o «Che l'arca dell'alleanza affondi mentre san Teobaldo sacerdote eremita fa il tiro a segno con Gabriele e l'intero stormo di angeli».
Nessuno si stupirà, poi, se dei sindaci leghisti continuano a produrre delle norme che vietano di «proferire bestemmie o ingiurie nei confronti della religione». Gianluca Buonanno è il sindaco di Varallo, un comune in provincia di Vercelli. Prima di emettere un'ordinanza anti-blasfemia, il celta Buonanno aveva già proibito il cosiddetto 'burkini', ovvero il costume da bagno per musulmane osservanti (che somiglia ad una tuta della Nike), affermando che la vista di una «donna mascherata potrebbe creare turbamento soprattutto nei più piccoli, senza parlare poi di eventuali problemi igienici». In seguito, rilevando che (cito l'ordinanza n. 102 dell'agosto 2010) «è diffuso (purtroppo) l’uso di pronunciare bestemmie e ingiurie di contenuto triviale nei confronti della religione cattolica», ha ritenuto opportuno e doveroso punire tale infame pratica con una sanzione che va dai 100 ai 200 euro. Sì, perché oltre che verso la religione cattolica, le ingiurie mancherebbero di rispetto nei confronti del Sacro Monte, simbolo religioso di Varallo nonché «patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO».
È, invece, stato attento alle esigenze delle differenti comunità religiose presenti in Italia il sindaco di Brignano Gera d'Adda (provincia di Bergamo). Valerio Moro (manco a dirlo, leghista pure lui) ha proibito di bestemmiare ogni Dio, «quale esso sia». Comunque, il suo atteggiamento è nel complesso più morbido di quello del collega di Varallo. Infatti il divieto è solo simbolico e non è prevista nessuna pena: «È una decisione che nasce dal buon senso. Ci mancherebbe altro che gli agenti della polizia locale andassero per strada a multare chi bestemmia. La nostra voleva essere una bacchettata morale, che in qualche modo facesse seguito allo sfogo di don Marco». Proprio così. Più che un vero divieto, la norma è l'ammiccamento del Comune al parroco del paese, don Marco Bosio. Il giovane prete (che tra le pagine del suo profilo facebook ha Nek official e Questo embrione avrà più fan di Emma Bonino), stanco di ascoltare in oratorio le blasfemie dei giovani, ha iniziato una crociata contro i cattivi costumi della gioventù di Brignano. E quando don Camillo alza i toni, anche Peppone china il capo. Tant'è che l'opposizione comunale non ha reagito contro la norma proposta da Moro. Anzi, condividendone la sostanza, al momento del voto in consiglio comunale si è astenuta.
Chiudiamo il bollettino delle nostre Cronache di Provincia con un paio di consigli per il bestemmiatore di mestiere (N.B.: il contenuto del testo che segue si connota in immotivate e gratuite violenza e trivialità; è fortemente sconsigliata la lettura ai minori, ai deboli di stomaco e agli afferenti alla Chiesa cattolica apostolica romana): «Per le stimmate di padre Pio scopate a turno dagli apostoli»; «Caro Gesù, tu che sei esperto, mi consiglieresti una buona marca di chiodi?».

giovedì 10 febbraio 2011

Darwin, mi dispiace tanto.


Tutti gli esseri viventi hanno bisogno di mangiare. Ogni creatura ha trovato un modo più o meno dignitoso per soddisfare questa necessità biologica: i leoni sbranano cuccioli zampettanti e indifesi, le iene si accattano quello che lasciano i leoni, le balene saziano le loro 160 tonnellate di peso con particelle di plancton che neanche si vedono, le zanzare ci succhiano e spesso poi muoiono sotto pantofole assassine.
E l'uomo?
L'uomo, se ha fame, non trova un modo diretto per sfamarsi, come fanno tutti gli altri animali, no. L'uomo, se ha fame, deve prima guadagnare, e per guadagnare deve lavorare. Poi potrà mangiare. La specie più intelligente del mondo che fa questo ghirigoro immenso per farsi una carbonara. Il tempo che ci mettiamo noi a scrivere il curriculum, il leone ce lo mette per trucidare tre gazzelle.
E lavorare non è cosa leggera. Che si debba stare 15 ore al giorno in fabbrica, o a fare il minatore, o a costruire sotto il sole cocente, o a calciare un pallone per milioni di euro a settimana, o a fare giochi erotici col Premier dopo l'orario di scuola, lavorare è una fatica.
Più che Homo Sapiens, dunque, “Homo Masochisticus”. Ebbene voi non ci crederete, ma tra tutti gli esemplari di ominide ce ne sono alcuni (un'enorme quantità, a dire il vero) che non si accontentano di questo giro immenso, lo vogliono allungare. Questi sovrani assoluti del masochismo sostengono che prima di lavorare, ebbene sì, sia utile studiare.
In attesa che l'ineluttabile processo della selezione naturale elimini questi elementi così imbarazzanti per la specie, cerchiamo di capire a quali sciagure vada incontro un ominide-tipo di questa categoria che, per comodità, chiameremo Studente.
Una volta finita la scuola dell'obbligo, Studente decide che vale la pena stare ancora un po' economicamente col culo per terra, così si iscrive all'università. Qui c'è bisogno di un'ulteriore categorizzazione: il livello e il tipo di masochismo di Studente si misurano a seconda della facoltà che sceglie. Se Studente si segna a facoltà scientifiche (fisica, ingegneria, mettiamoci pure medicina, ecc.) si sta facendo del male perché le materie che studierà lo porteranno alla calvizie, alla misantropia, alla vecchiaia precoce. Tuttavia è molto probabile che, se otterrà la laurea prima delle esenzioni sui pannoloni, troverà un lavoro ben pagato e gratificante.
Ma la vera piaga sociale è rappresentata dallo Studente che opta per le materie umanistiche. Questo povero disgraziato si trova davanti circa un miliardo di esami che lo separano dalla laurea, ma non è questo il dramma peggiore: una volta ottenuta la triennale, si renderà conto che questa vale meno dell'attestato di partecipazione al corso di bricolage della parrocchia. Da qui Studente si impantanerà nel torbido circolo delle specializzazioni e dei master, per poi finire, a cinquant'anni, a friggere Chicken Mc Nuggets o a fare le televendite dei materassi.
Ma Studente si è appena iscritto a Lettere alla Sapienza e queste cose ancora non le sa. A lui basta, per ora, respirare l' aria intellettuale dei larghi corridoi in pseudomarmo, vedere i radical chic che sfogliano i libri di Palahniuk, per sentirsi parte di una cerchia di privilegiati.
Il sentore della crisi Studente lo avrà con i primi esami. Vorrà studiare all'università, cercherà una biblioteca, si renderà conto che le biblioteche a Lettere chiudono quasi tutte troppo presto e sono gremite di altri Studenti. Ci sarà un solo luogo in cui si potrà rifugiare. Questo luogo si chiama MUSEO DELL'ARTE CLASSICA.
Fuggite, sciocchi.
Il museo dell'arte classica è una struttura architettonicamente collegata alla facoltà di Lettere: piuttosto ampia, gremita di riproduzioni in gesso di tutte le sculture greche più famose. Probabilmente chi lo ha ideato ha pensato: ”Oh, questo luogo sprizza cultura da tutti gli orifizi! Mettiamo dei lunghi tavoli qua e là, in modo che gli studenti vengano qui a studiare”. Bello. Peccato che gli orifizi sprizzeranno pure cultura, ma non accolgono nemmeno un raggio di luce. Il museo è un covo di freddo e oscurità, umido, male illuminato dalle luci artificiali; le statue greche sembrano squadrare Studente con odio, temendo di essere da lui schernite per via dei loro nasi mutilati e dei loro organi genitali così dannatamente piccoli. Studente diventa paranoico, inizia a parlare da solo, l'oscurità gli schiarisce la pelle, lo porta alla quasi totale cecità. Passano gli esami, arriva la laurea triennale. Studente non è più il ragazzo spensierato e vagamente fatto che era al primo anno, il museo dei gessi lo ha cambiato. Ora è una specie di Gollum, ha bisogno degli occhiali anche per leggere i cartelli luminosi in autostrada, una Leopardiana gobba gli fa compagnia dietro la schiena, il Discobolo è diventato il suo migliore amico. E siamo solo alla triennale.
Se Darwin aveva ragione, non è possibile che individui del genere vengano risparmiati dalla ghigliottina della selezione naturale. Alla fase della nutrizione non ci arrivano nemmeno, secondo i miei calcoli. Chi esce dal museo dei gessi si riconosce, come si riconoscono i reduci del Vietnam. Facciamo un favore a loro e alla specie, cerchiamo di reintegrarli nel cerchio della vita: regaliamogli lampade abbronzanti e operazioni agli occhi, convinciamoli a fare provini per il Grande Fratello. Insieme possiamo farcela, Darwin sarà orgoglioso di noi.
.Come?...
Oh, scusate, ci sta il Discobolo che mi chiama, dice che è pronta la cena. Devo proprio andare, tessssori.

martedì 8 febbraio 2011

A fin di pene.



Prima o poi tutti, ma proprio tutti, cadranno vittima della delocalizzazione. E non c'è merito che il lavoratore possa vantare per salvare il culo. Sarà licenziato, anche se ha portato il caffè al capo per vent'anni, ha sgobbato duro la domenica o ha addirittura inventato il viagra. È quello che sta per succedere ai 2400 impiegati dei laboratori della Pfizer di Sandwich, una cittadina inglese dove si mangiano solo panini e si fa sesso sempre in tre.
In quei laboratori, nel lontano 1986, si svolgevano delle ricerche su un farmaco che sarebbe stato in grado di inibire un enzima responsabile dell'angina pectoris. Dopo quattro anni di ricerca, gli scienziati capiscono finalmente che erano completamente fuori strada, ma i pazienti (cioè: le cavie) riferiscono alcuni preoccupanti effetti collaterali dell'assunzione del farmaco. Il sidenafil, studiato come calcioantagonista (cioè: che impedisce l'afflusso di calcio nelle cellule del miocardio, Lotito non c'entra nulla), provocava impreviste ed imprevedibili erezioni. Così, per caso, nasce il viagra.
La bella favola dei laboratori di Sandwich sta dunque per finire. Il fenomeno Made in China, d'altra parte, coinvolge tutti i settori del mercato, salute compresa. E, si sa, con i cinesi non si scherza. Quelli non hanno scrupoli e sono disposti a contraffare tutto, anche la madre. E il viagra. È del 26 gennaio scorso la notizia del sequestro di 75 scatole che contenevano un farmaco del tutto simile al viagra, ma privo di certificazioni, bugiardino e corredo farmaceutico vario. In compenso, sul cartone c'era la foto di una bella e avvenente ragazza che avrebbe causato negli assuntori gravi problemi di priapismo. Il prodotto era in commercio a Cassino, ma le Fiamme Gialle (partendo da una conversazione goliardica di alcuni sessagenari al bar) hanno individuato l'organizzazione criminale che, coinvolgendo alcune società scandinave, dalla Cina esportava il prodotto in Italia, passando dal porto di Napoli.
Che anche i celoduristi italiani facciano uso della pillola blu è cosa risaputa. I tre milioni di maschiacci affetti da disfunzione erettile non perdonano. Tant'è che dalle statistiche di ricerca di Google emerge che l'Italia, negli anni Duemila, si è trovata costantemente nella top-ten dei Paesi che usano il motore di ricerca per trovare siti e informazioni riguardanti il viagra (termini di ricerca più gettonati: “viagra online” e “viagra senza prescrizione”). Nel 2006, anzi, il primato era inequivocabilmente italico, mentre la Russia seguiva con affanno.
Eppure, una certa ritrosia nei confronti della medicina sessuale è ancora diffusa tra gli esemplari di maschio italiano. Infatti, nel lontano 2007 una signora di Frosinone, stufa del proprio marito pantofolaio ed impotente, invece (o, forse, incapace) di tradire, ha pensato di ricorrere ad un metodo di assunzione più subdolo. Per non offendere l'orgoglio virile del marito operaio cinquantatreenne, ha disciolto nel bicchiere di vino dell'uomo ben due pillole di viagra. Immediati gli effetti: l'uomo comincia a toccarsi (la spalla) e ad avvertire dei tiramenti inconsueti (al petto), poi dice: «Non mi sento bene,» e crolla per un infarto. Fortunatamente, il 118 – prontamente avvertito dalla moglie – ha salvato l'uomo, che dichiarerà: «È stata una prova d'amore da parte di mia moglie [sic!]. Per me è stato un periodo di forte stress che mi stava allontanando da lei, al punto da trascurarla anche sessualmente [frocio]. Non ho mai avuto problemi del genere, tengo a precisarlo [bugiardo], forse solo problemi cardiaci, visto che ho rischiato di morire d'infarto [ma non mi dire]. Ma passerà anche questo, ne sono certo. Ora che ho visto la morte in faccia [era blu come un puffo e aveva il marchio della Pfizer ben in vista] ho capito che non c'è cosa più importante della famiglia [dopo aver attraversato innumerevoli peripezie e superato difficili prove, il nostro eroe si ricongiunse ai suoi cari, con i quali trascorse il resto dei suoi giorni felice, contento e sessualmente appagato].»

lunedì 7 febbraio 2011

24a Giornata di Campionato. Improvvise e Scoppiettanti sorprese.


Leonardo 10: Non esiste uomo su questo pianeta che riesca come lui a farmi venire la voglia di spaccare il televisore con un volume a copertina rigida dei Fratelli Karamazov. Come penso non esista alcun brasiliano al mondo che riesca ad utilizzare "Bon" come interiezione. Come al solito arriva sbavando ai microfoni, avido di viscidume e buonismo nauseante:
- "Bon, voglio innanzitutto congratularmi con la Roma che è la squadra migliore del campionato. Bon, noi abbiamo fatto una buona partita ma niente rispetto a loro che sono belli e bravi ma hanno sfortunatamente perso. Vucinic può vincere il pallone d'oro e io penso che la questione delle adozioni per le coppie omosessuali sia un qualcosa da riprendere in considerazione. Bon, anche se effettivamente i cattolici hanno tutte le ragioni del mondo per protestare perché il bambino ha bisogno di due figure complementari e poi i cattolici sono i cattolici migliori del mondo, senza dimenticare i gay. ah dimenticavo, bon: Andreotti verrà ricordato sempre come una brava persona. In quanto alla partita...bon...è stato il miglior Inter-Roma di sempre: quello con più gol
- ehm, non è vero mister
- Bon, sì quello con più gol, la partita più spettacolare di sempre, io stavo masturbandomi in panchina nel vedere quello spettacolo pur stando vicino a tutti quelli che son contrari a tutto questo genere di cose e bon...
- mister le stavo dicendo che non è l'inter roma con più gol c'è stato un 5 a 4 con Zeman e un 6 a 2 della roma sull'inter con spalletti
- Bon, avrete anche le vostre ragioni, ammetto che siete dei giornalisti fantastici, i migliori di sempre. 8 gol in un Inter Roma non si erano mai visti, Ronaldinho tornerà quello che tutti conosciamo e amiamo e un saluto a Teocoli, sempre Forza Milan Teo!
PRETE! PRETE! E PRETE!
Amauri 9: Dopo due anni di sofferenza alla Juve, fischiato e contestato, chiede delucidazioni a mister Delneri. Capisce una volta per tutte che Zamparini a Palermo gli spiegò male le regole del calcio. Si sente ingannato e tradito, passa così i primi mesi del campionato in preda a profonde crisi esistenziali e dubbi circa il suo futuro. Si ritrova a valutare tre bizzarre ma allettanti offerte:
1. su proposta della stessa Lidia Togni arruolarsi nella squadra dei suoi fantastigliosi trapezisti, la situazione lo stimola ma non è convinto di poter essere in grado di tagliarsi i capelli.
2. Fare da cavia per i prossimi shampi della Garnier, azienda che pare abbia inventato una innovativa soluzione a base di Saccarina, Pompelmo, tuorlo d'uovo, coca-cola e Nesquik, in grado di farti diventare i capelli esattamente come quelli di Amauri.
3. Su chiamata del suo primo maestro di ju jitsu, tornare a far parte della sua vecchia nazionale federale di ju jitsu dello stato del pernambuco. Decide per quest'ultima ipotesi ma si ricorda di aver scelto ormai la nazionale italiana e non potrebbe più partecipare a nessuna gara. Quando ormai l'amarezza e la disperazione sembrano sopraffarlo arriva finalmente la chiamata giusta: il Parma, squadra costruita col preciso scopo di andare in serie B con gli scarti della Juventus, lo vuole con sé. Pare che nel caso l'impresa riesca il ds Leonardi potrà vincere la vita di 40 maggiorate nordafricane messe in palio da Lele Mora (naturalmente il presidente Ghirardi non ha voce in capitolo, essendo lui mero frutto di un complesso sistema ologrammatico ispirato al mago pancione).
Leonardi lo assicura che potrà tornare a giocare come sapeva fare a Palermo - per essere più chiari: potrà tornare a giocare con le regole del  Beach Soccer. In questo modo domenica torna al gol insaccando la palla dopo una delle circa 24 rovesciate tentate nel corso della partita, con le solite movenze di un Bolle in diarrea prestato al calcio. Viados.
Loria 8: Lo sceneggiatore di Romanzo Criminale gli aveva cucito su misura un nuovo personaggio: Er Capoccione, vecchio e tenebroso boss della mala romana che ha per anni sfornato pane fatto con la cocaina al posto della farina, senza mai rendersene conto, nel suo forno di Garbatella. Personaggio dall'interiorità tormentata e con una vaga propensione alla necrofilia dovrà essere uno dei punti di forza della prossima serie. In procinto di abbandonare i campi di calcio Ranieri lo richiama in squadra a causa della 19esima espulsione stagionale di Burdisso-Escobar e anche perché Loria sembra ben adatto alla sua idea di calcio come diverissement palazzeschiano. E' un ritorno col botto il suo: da quando calca il terreno di gioco iniziano a piovere tiri e dribbling nell'area giallorossa, si fa saltare sisematicamente da Nagatomo e segna in caciara la rocambolesca rete del 3 a 4. Sabato c'è il Napoli, Er Capoccione può aspettare. Ci sei mancato.
Ranieri 3: Uscirà tra poco nelle migliori librerie il suo volumetto dal titolo "Approssimazioni a un grado zero della tattica. di come rendere la tua squadra di calcio il giappone di Holly&Benji"; libro scritto in collaborazione con Cicoria Tempestilli e Tzvetan Todorov, eminente strutturalista bulgaro. Nel suo libro Ranieri dà delle indicazioni essenziali e pratiche per far sì che la tua squadra sia così allungata da dare l'impressione di trovarsi su un campo da gioco vasto quanto l'arizona; la premessa essenziale è naturalmente quella di avere in attacco dei giocatori il più simili possibile al tridente Mark Landers, Tom Becker, Holiver Hupton. Ruoli ricoperti nella Roma da Borriello, Menez, Vucinic. Lui si diverte, è felice nel vedere nella roma l'applicazione pratica delle sue teorie dell'anti-tattica. Realizzato.
Eto'o 2: Strozzati!
Zarate 1: Uno tecnico per un Zarate al rientro dalla squalifica.

Nota per il lettore: Questo pagellone è stato pubblicato oggi in forma particolare e ridotta. La causa, il lettore forse lo capirà da sé, è la assoluta significatività grottesca delle cose accadute in questa giornata di campionato.

Leon Blavatsky

sabato 5 febbraio 2011

Giangiacomo Feltrinelli: tutto ma non un elettricista



Giangiacomo Feltrinelli nasce miliardario a Milano, nel 1926. Nel 1935 viene prematuramente a mancare il padre e lui fa in tempo a diventare abbastanza grande per capire che la madre ninfomane si sbatteva tutti i gerarchi fascisti che bazzicavano Milano.
Giangiacomo - d'ora in poi Osvaldo (così amavano chiamarlo gli amici) - ha alle spalle una famiglia di origini nobiliari e il padre, Carlo, è presidente di svariate società di strozzinaggio, fra cui il Credito Italiano, Edison e una società di legname leader nell'unione sovietica, forse un presagio.
Nel 1944, con la mamma che inizia a dare i ricevimenti privati in una villa dell'argentario, Osvaldo, stufo di sentire ululare nella stanza accanto, decide di passare i propri pomeriggi nel comitato di liberazione nazionale. E' come se fu l'antifascismo a scegliere lui e non il contrario, direbbe uno bravo. Chissà perché il rapporto con la mamma non si rimarginerà più del tutto e molti psichiatri si affanneranno a leggere la sua vita come una continua ricerca di compensazione delle due figure genitoriali. Fatto sta che Osvaldo trova un'altra famiglia un anno più tardi: si iscrive al partito comunista al quale verserà, inoltre, ingenti contributi finanziari (che servirono più che altro al tentativo di trapianto-baffi di Togliatti, mai riuscito del tutto). Nel 1947 tenta di finanziare una serie cinematografica dal titolo: Peppone, un uomo del popolo. Tentatativo di riabilitazione della figura di Peppone dalle terrifiche vessazioni subite dalle sceneggiature di Giovannino Guareschi, per l'occasione Osvaldo ingrassò di 20 chili per tentare di interpretare lui stesso Peppone-Gino Cervi. Il film fu sequestrato dagli stessi organi interni del partito comunista perché pare che Osvaldo si dimenticò di togliere le Church's dai piedi durante le riprese.
Degli anni che passarono tra il 1947 e il 1954 si sa poco, c'è chi dice lavorasse al progetto di apertura delle catene di autogrill in italia, i meno maligni dicono invece di averlo avvistato sulle rive del Don a praticare la pesca a mosca cantando le canzoni di Charles Trenet.
Nel 1954 Osvaldo - d'ora in poi "Il Giaguaro" (come simpaticamente lo chiamavano i suoi servi - fa il suo ritorno sulle scene con la solita barca di soldi nella valigietta e un'enorme confusione su come utilizzarli. Incontra Valerio Riva che un giorno, tra un bicchierino e l'altro, gli confida: "E fémene ga' bisogno de do animai: un toro in leto e un musso che lavora". Chissà perché il Giaguaro di quel veneziano capisce soltanto: "Che ne diresti di aprire una casa editrice?". Detto fatto, pochi mesi più tardi il Giaguaro e la Feltrinelli editore sono sulle scene con Il Gattopardo e Il dottor Zivago. Qualche mese dopo Il Giaguaro, alla notizia che il libro di Pasternak fu in realtà censurato nell'unione sovietica, decide per il suicidio rituale; quando gli spiegarono in che consistesse lasciò perdere. La casa editrice inizia a fare affari, i libri vanno bene e il giaguaro per la prima volta inizia a non spendere soldi, ma a farli. Questo gli causa una irreversibile crisi, lui, che voleva essere uomo del popolo si ritrovava sempre più ricco, dunque si trovava costretto a mostrarsi sempre più comunista. Inizia a presentarsi in redazione a bordo di una citroen nera con le portiere scassate, la quale, facendo un rumore infernale, avvisava tutti dell'arrivo del capo con una mezz'ora di anticipo. Scendeva da questa citroen con dei vestiti sciatti e volgari che lo facevano rassomigliare a un piccolo Lenin abbigliato come Oliver Twist. Sentendo la colpa crescere dentro di sé decide, in quel periodo, di organizzare delle cene di redazione nelle quali la portata principale era costituita dal cosiddetto "Gateau di Surplus", Giangiacomo spartiva il surplus del suo guadagno con i dipendenti, al punto di farglielo mangiare in un rito semi-eucaristico. Da quel momento in poi l'abitudine di ingurgitare i soldi guadagnati sarà una costante nella sua vita, tanto che pochi anni dopo pubblicò per la sua casa editrice un manuale dal titolo "I 37 modi di cucinare le 5mila, manuale d'uso". Ha il tempo per fare un salto a Cuba per salutare i suoi amici Che Guevara e Fidel Castro e decide che bisogna fare qualcosa di più per il comunismo. Si ricorda che vicino l'Italia c'è una strana isola popolata da pastori e donne baffute, gente che parla una lingua arcana. Decide di correre in Sardegna e prendere contatti con i gruppi indipendentisti locali, è il 1968. Il Giaguaro vuole rendere la Sardegna la Cuba d'italia, eden del comunismo italico. Luogo di rifugio politico per donne baffute e semianalfabeti, per i noiosissimi Althusser e Frida Kahlo, per il nasuto Sanguineti e per quel ciccione di Carlo Levi.  Sarebbe stata un'isola sicuramente divertente, peccato che i servizi segreti corrompono tutti i briganti locali e sventano la rivoluzione rossa. In quegli anni l'ossessione per un possibile golpe fascista è insostenibile, il Giaguaro trascorre le sue nottate davanti la porta di casa, coperto da sacchi di farina, con un winchester in mano. Inizia a regalare soldi a tutti gli uomini che indossano una sciarpa rossa e a quelli con l'Unità sotto il braccio. La polizia, in tal senso, non ci mette niente a sospettare di lui per la strage di piazza fontana e a perquisirgli la casa editrice: trovano di tutto, il Giaguaro aveva finanziato in clandestinità qualsiasi gruppo estremista che avesse almeno la falce o il martello vicino la sua ragione sociale, ma non lo possono arrestare, non hanno prove, allora decide bene di fondare lui stesso un gruppetto di simpaticoni eversivi: il GAP (Gruppo d'Azione Partigiana), paramilitari dalla radicata convinzione che Togliatti avesse ingannato gli italiani non permettendo la rivoluzione e sostenendo che il colore del comunismo fosse il rosso e non il giallo, come loro credevano.
E' 14 Marzo 1972, alle 10 del mattino viene rinvenuto il suo corpo sotto un traliccio elettrico di Segrate, accanto a un carico di dinamite e insieme a una falsa carta d'identità riportante il nome di Vincenzo Maggioni. Nel tentativo di staccare la corrente a tutta Milano tocca i cavi sbagliati e finisce fritto, a Segrate, forse tradito da un certo Gunter, bombarolo ufficiale dei GAP.

<<Un rivoluzionario è caduto
. Lo dipingono ora come un isolato, un avventuriero, come un deficiente o come un crudele terrorista. Noi sappiamo che dopo aver distrutto la vita del compagno Feltrinelli ne vogliono infangare e seppellire la memoria – come si fa con i parti mostruosi. Si, perchè feltrinelli ha tradito i padroni, ha tradito i riformisti. Per questo tradimento è per noi un compagno. Per questo tradimento i nostri militanti, i compagni delle organizzazioni rivoluzionarie, gli operai di avanguardia chinano le bandiere rosse segno di lutto per la sua morte. Un rivoluzionario è caduto>>.
Potere Operaio

Leon Blavatsky

mercoledì 2 febbraio 2011

A scuola con Putin


Finalmente segnali rincuoranti arrivano anche dal resto d’Europa. In particolare da un paese moderno, all’avanguardia e amico dell’Italia come la Russia, legato a noi da una profonda affinità culturale, parlerei quasi di una connessione spirituale, un feeling ideologico ed emozionale. Entrambi i paesi, infatti, stanno avviando un sano processo di epurazione della cultura umanistica dalle menti dei loro cittadini-sudditi-zimbelli.
Scenari utopici come quelli delineati da Fahrenheit 451 o 1984 sembrano, dopo lunghi e strenui sforzi, finalmente realizzarsi.
Educazione fisica, “basi della sicurezza nella vita pratica” e “la Russia nel mondo”, saranno queste le uniche tre materie obbligatorie previste nei programmi d’insegnamento superiore, alle quali è assegnato il compito di formare cittadini-sudditi-zimbelli dal fisico sempre più statuario e mastodontico, scaltri, efficenti,  in grado di fronteggiare le insidie della vita quotidiana e soprattutto  ispirati da alti valori patriottici, nel caso si trovino a dover , ad esempio, eliminare qualche giornalista. Tolstoj finalmente può riposare in pace.
Come al solito, anche stavolta l’Italia sembra essere in ritardo e accodarsi un po’ svogliatamente alle nazioni più all’avanguardia, tant’è che da noi pare l’abbiano presa alla larghissima. Certo, i numerosi tagli alla scuola, all’università e alle arti in generale dovrebbero consentire una sostanziale inibizione di tutto ciò che sia cultura; è vero anche che provvedimenti come la creazione dell’Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione dell’Università e della Ricerca), in cui è stata scongiurata la presenza di membri referenti dell’area umanistica (oltre che del Sud Italia), mandano un chiaro e confortante messaggio. Siamo, però, sicuri che azioni indirette come queste possano portare a risultati efficaci? E soprattutto, in quanto tempo? Non dimentichiamoci che in una situazione delicata come quella che sta attraversando il nostro paese il risveglio delle coscienze è un nemico sempe in agguato. Bisogna agire con tempestività assoluta.
Per fortuna, possiamo contare sull’appoggio d’intellettuali e personaggi di spicco dell’ormai sparuta intellighenzia italiana, che, invece di far fronte unico con gli esponenti della cultura umanistica, in nome di una diffusione del sapere in cui scienza e umanesimo dovrebbero essere le due facce della stessa medaglia, cavalcano l’ebbrezza dell’anticonformismo e delegittimano, finalmente, la potentissima lobby degli umanisti. Lobby, ricordiamolo, costituita in massima parte dalla prepotente schiera d’insegnanti a millecinquecento euro al mese, polverosi come i loro libri, che, nascondendosi all’ombra dei gesti di scherno di cui li rendono oggetti studenti e genitori, preservano avidamente il loro potere occulto e i loro mirabolanti tesori, attendendo solo  il giorno della conquista del mondo.
L’esempio russo insegna: bisogna partire dalla base, non certo dall’università; bisogna fermare l’insorgere di coscienze critiche alla sorgente, non basta sperare nell’inerzia intellettiva delle nostre nuove generazioni, nonostante l’ottimo livello di paralisi cognitiva ottenuto attraverso televisione, politica del gossip e controllo dell’informazione. In più, nessuno ancora si sbilancia sui contenuti effettivi della nuova scolarizzazione emancipata dal sapere. La necessità di intervenire in modo più deciso sulla formazione dei futuri cittadini-sudditi-zimbelli è, ormai, avvertita trasversalmente: da più parti si sente parlare di materie come “evasione fiscale”, “gestione dell’associazione a delinquere”, “educazione al clientelismo”, “scienze dell’appropiazione indebita”. Naturalmente, bisogna rivedere anche i metodi di giudizio: basta con griglie valutative e collegi di classe, che la valutazione si faccia a suon di pompini e palpeggiamenti. Si prospetta, altrimenti, una scuola separata dalla realtà, che sforna giovani con poche possibilità di riuscire nella vita e, peggio ancora, che rischiano di indignarsi e denunciare certi metodi come immorali.
La chiave di volta di questo processo è una sola e molto semplice: far passare il concetto che la cultura è inutile, che non produce ricchezza e che non è altro che il residuo stantio e andato a male di una società democratica e basata su coscienza e partecipazione. Un concetto che sembrerebbe, seppur lentamente, si stia affermando e cominci a innervare strati diversi della società italiana. Ma è una battaglia silenziosa che deve andare avanti e che ha ancora molta strada davanti a sé: finché anche l’ultima delle menti libere non sarà stata plasmata per pensare in termini di comodità, convenienza e fregna, nessuno di noi potrà mai ritenersi al sicuro.

Sophia Belbo