Finalmente a casa, penso mentre,appena scesa dal treno, mi accendo la tanto agognata sigaretta. “Sì, viaggiare” ma anche tornare è una gran bella sensazione. Soprattutto considerando le diverse ore passate su di un umido sedile trenitalia, con compagni di viaggio dalla dubbia integrità psicofisica con una spiccata propensione per la chiacchiera inutile e un solo pensiero dominante, magari alla prossima fermata scendo e mi fumo una sigaretta al volo al volo, ma niente: la concretizzazione di questo desiderio mi provocherebbe un’ansia eccessiva.
Improvviso delle scuse per perdere tempo al binario e finire di fumare mentre decido che massì, prendo la metropolitana; a quest’ora, poi, non troverò nessuno. Così mi inoltro, sicura di me stessa, nelle viscere della stazione Termini in direzione delle scale mobili; dalla sinistra mi arrivano i suoni del caos di via Giolitti, ah Roma!. A passo veloce prendo le seconde scale mobili mentre partono i Rolling Stones nell’ mp3, yeah, sto per mettere mano nella borsa alla ricerca dell’abbonamento dei trasporti (trovo moralmente riprovevole bloccare la fila ai tornelli perché non vi si è giunti opportunamente preparati) quando vedo cartelli che,sul momento, non focalizzo… Merda! I lavori di adeguamento del nodo di scambio di Termini! Ma porca puttana, maledetta, stronza; perché cazzo me lo scordo sempre… Lancio uno sguardo disperato indietro, non so se per chiedere aiuto o fuggire, la folla mi travolge con la testa china. Vabbè, dai, ce la posso fare. La corrente di rumorosi adolescenti, vecchie agguerrite, pallidissime tedesche con delle valigie smisurate (no, non tedesche, le tedesche hanno sempre i funzionalissimi zaini da trekking, si tratterà di francesi o slave), uomini di mezza età con soprabiti eleganti che pensano di essere i più furbi del mondo a prendere i mezzi pubblici e poi fa tanto manager newyorkesi, viscide coppiette ormonose e dotate di plurime mani prosegue compatta tra le varie svolte a destra, biforcazioni, scale mobili, ponti levatoi, salite, curve a gomito, ostacoli di varia natura e materiale etc. etc.
Signora, è inutile che cerca di passare tra il mio braccio e il mio fianco;
Dolci ragazzine urlanti, potreste evitare di stare impalate di fronte al sottocunicolo e togliervi gentilmente dai coglioni?;
Vedi un signore canuto che si dirige tremolante in direzione opposta al flusso antropico e già immagini i titoli di cronaca “Ottantacinquenne disperso, la famiglia sconsolata prega le autorità di indagare nei sotterranei della metropolitana, la sua ultima meta”, invece la folla si divarica e al suo interno si fa strada una controcorrente velocissima, e questi da dove cazzo vengono?!. Non è un mio probema, io sono giovane e intelligente, sfuggirò all’inebetimento di massa: aggiro una mamma con figlioletto, svolto a sinistra, prendo le scale “normali”,intruppo un milanese troppo alto e poco agile, salgo le scale “normali”. Ma qui ci sono già passata? Secondo me ci stanno prendendo tutti in giro, come faranno, poi, a trovare ogni volta un percorso nuovo rimane un mistero, nel frattempo il tetto si abbassa gradualmente e le pareti si stringono, in maniera meno graduale. Ho caldo, comincio a sudare, mi innevosisco ed eccolo, è tornato: il fastidio lacerante per qualunque contatto o vicinanza umana. Ogni tanto puoi incontrare un addetto della Met.Ro. con l’aria svampita che non capisci se si sia perso o si trova lì per ridere beffardamente alle nostre spalle senza farsi scoprire. Magari esiste una scorciatoia, tutti questi giri non hanno alcun senso logico-architettonico, il problema è che tentare potrebbe trascinarti in segrete sale di tortura o al centro della terra. Aah questo lo riconosco, ora giriamo a destra e c’è la banchina… Invece, ovviamente, no. Questa volta ti fanno passare per la banchina della linea B, mi sembra superfluo sottolineare l’increscioso e promiscuo accalcamento di corpi ai tornelli; al tizio di fianco si è illuminata la lucetta rossa e la convalidatrice ( convalidatrice? ) emette un grido di rabbia, panico! Mi volto verso la mia convalidatrice con lo sguardo pieno di terrore… Verde! Ricomincia tutto d’accapo, ho perso la cognizione del tempo, odio tutti però vado avanti perché una fine ci dovrà pur essere, non può non esserci.
Infatti, illuminata da un’aura splendente: la linea A. Arrivo alla banchina, un po’ stordita, il treno è appena ripartito Beh, poco male, almeno ci saranno poche persone ad aspettare. Trovo il mio posticino libero e mi rilasso. Un signore con l’aria dell’intellettuale sbadato, vestito come Philippe Daverio ma senza charme, mi si posiziona accanto, non accanto, addosso: il suo braccio sta sempre lì lì per sfiorare il mio, ansia. Mi volto per spostarmi un po’ ma scopro con orrore di essere stata braccata da una stanca lavoratrice con le meches rosso fuoco che cerca nervosamente qualcosa nella borsa minacciando un contatto fisico tanto improvviso quanto sgradito. Non so cosa fare, sono paralizzata dall’angoscia. Certo con un movimento brusco potrei liberarmi di quell’assedio e andare lì dove non c’è nessuno, oh quanto spazio c’è lì; tutti però si accorgerebbero della mia sociopatia, manifesta e innegabile. Non riesco a decidermi e rimango immobile. Alzo lo sguardo e seguo le pubblicità del video, parte una sorta di telegiornale (il cui curatore grafico deve proprio odiare il suo lavoro) “Alemanno in difficoltà in merito al rimpasto della giunta”; “Il sindaco di Roma andrà dal Papa”; “La Polverini discute del problema rifiuti nel Lazio”; “Il certificato di nascita si fa alle poste” (l’immagine è di una vecchina allo sportello ), parte l’oroscopo. In quell'istante arriva il treno che rallenta, faccio un passo dietro la linea gialla, aspetto l’apertura delle porte… i vagoni sono stracolmi di grotteschi esseri umani.
Rosa LoSdegno
Mizzica che post, m'è venuta l'ansia.
RispondiEliminaPurtroppo Termini-Stazioni Metro è proprio così.
E' un luogo inquietante dove si posso capire molte cose...
RispondiEliminaRosa LoSdegno
"i vagoni sono stracolmi di grotteschi esseri umani.". E' un finale semplicemente spettacolare!
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