sabato 5 febbraio 2011

Giangiacomo Feltrinelli: tutto ma non un elettricista



Giangiacomo Feltrinelli nasce miliardario a Milano, nel 1926. Nel 1935 viene prematuramente a mancare il padre e lui fa in tempo a diventare abbastanza grande per capire che la madre ninfomane si sbatteva tutti i gerarchi fascisti che bazzicavano Milano.
Giangiacomo - d'ora in poi Osvaldo (così amavano chiamarlo gli amici) - ha alle spalle una famiglia di origini nobiliari e il padre, Carlo, è presidente di svariate società di strozzinaggio, fra cui il Credito Italiano, Edison e una società di legname leader nell'unione sovietica, forse un presagio.
Nel 1944, con la mamma che inizia a dare i ricevimenti privati in una villa dell'argentario, Osvaldo, stufo di sentire ululare nella stanza accanto, decide di passare i propri pomeriggi nel comitato di liberazione nazionale. E' come se fu l'antifascismo a scegliere lui e non il contrario, direbbe uno bravo. Chissà perché il rapporto con la mamma non si rimarginerà più del tutto e molti psichiatri si affanneranno a leggere la sua vita come una continua ricerca di compensazione delle due figure genitoriali. Fatto sta che Osvaldo trova un'altra famiglia un anno più tardi: si iscrive al partito comunista al quale verserà, inoltre, ingenti contributi finanziari (che servirono più che altro al tentativo di trapianto-baffi di Togliatti, mai riuscito del tutto). Nel 1947 tenta di finanziare una serie cinematografica dal titolo: Peppone, un uomo del popolo. Tentatativo di riabilitazione della figura di Peppone dalle terrifiche vessazioni subite dalle sceneggiature di Giovannino Guareschi, per l'occasione Osvaldo ingrassò di 20 chili per tentare di interpretare lui stesso Peppone-Gino Cervi. Il film fu sequestrato dagli stessi organi interni del partito comunista perché pare che Osvaldo si dimenticò di togliere le Church's dai piedi durante le riprese.
Degli anni che passarono tra il 1947 e il 1954 si sa poco, c'è chi dice lavorasse al progetto di apertura delle catene di autogrill in italia, i meno maligni dicono invece di averlo avvistato sulle rive del Don a praticare la pesca a mosca cantando le canzoni di Charles Trenet.
Nel 1954 Osvaldo - d'ora in poi "Il Giaguaro" (come simpaticamente lo chiamavano i suoi servi - fa il suo ritorno sulle scene con la solita barca di soldi nella valigietta e un'enorme confusione su come utilizzarli. Incontra Valerio Riva che un giorno, tra un bicchierino e l'altro, gli confida: "E fémene ga' bisogno de do animai: un toro in leto e un musso che lavora". Chissà perché il Giaguaro di quel veneziano capisce soltanto: "Che ne diresti di aprire una casa editrice?". Detto fatto, pochi mesi più tardi il Giaguaro e la Feltrinelli editore sono sulle scene con Il Gattopardo e Il dottor Zivago. Qualche mese dopo Il Giaguaro, alla notizia che il libro di Pasternak fu in realtà censurato nell'unione sovietica, decide per il suicidio rituale; quando gli spiegarono in che consistesse lasciò perdere. La casa editrice inizia a fare affari, i libri vanno bene e il giaguaro per la prima volta inizia a non spendere soldi, ma a farli. Questo gli causa una irreversibile crisi, lui, che voleva essere uomo del popolo si ritrovava sempre più ricco, dunque si trovava costretto a mostrarsi sempre più comunista. Inizia a presentarsi in redazione a bordo di una citroen nera con le portiere scassate, la quale, facendo un rumore infernale, avvisava tutti dell'arrivo del capo con una mezz'ora di anticipo. Scendeva da questa citroen con dei vestiti sciatti e volgari che lo facevano rassomigliare a un piccolo Lenin abbigliato come Oliver Twist. Sentendo la colpa crescere dentro di sé decide, in quel periodo, di organizzare delle cene di redazione nelle quali la portata principale era costituita dal cosiddetto "Gateau di Surplus", Giangiacomo spartiva il surplus del suo guadagno con i dipendenti, al punto di farglielo mangiare in un rito semi-eucaristico. Da quel momento in poi l'abitudine di ingurgitare i soldi guadagnati sarà una costante nella sua vita, tanto che pochi anni dopo pubblicò per la sua casa editrice un manuale dal titolo "I 37 modi di cucinare le 5mila, manuale d'uso". Ha il tempo per fare un salto a Cuba per salutare i suoi amici Che Guevara e Fidel Castro e decide che bisogna fare qualcosa di più per il comunismo. Si ricorda che vicino l'Italia c'è una strana isola popolata da pastori e donne baffute, gente che parla una lingua arcana. Decide di correre in Sardegna e prendere contatti con i gruppi indipendentisti locali, è il 1968. Il Giaguaro vuole rendere la Sardegna la Cuba d'italia, eden del comunismo italico. Luogo di rifugio politico per donne baffute e semianalfabeti, per i noiosissimi Althusser e Frida Kahlo, per il nasuto Sanguineti e per quel ciccione di Carlo Levi.  Sarebbe stata un'isola sicuramente divertente, peccato che i servizi segreti corrompono tutti i briganti locali e sventano la rivoluzione rossa. In quegli anni l'ossessione per un possibile golpe fascista è insostenibile, il Giaguaro trascorre le sue nottate davanti la porta di casa, coperto da sacchi di farina, con un winchester in mano. Inizia a regalare soldi a tutti gli uomini che indossano una sciarpa rossa e a quelli con l'Unità sotto il braccio. La polizia, in tal senso, non ci mette niente a sospettare di lui per la strage di piazza fontana e a perquisirgli la casa editrice: trovano di tutto, il Giaguaro aveva finanziato in clandestinità qualsiasi gruppo estremista che avesse almeno la falce o il martello vicino la sua ragione sociale, ma non lo possono arrestare, non hanno prove, allora decide bene di fondare lui stesso un gruppetto di simpaticoni eversivi: il GAP (Gruppo d'Azione Partigiana), paramilitari dalla radicata convinzione che Togliatti avesse ingannato gli italiani non permettendo la rivoluzione e sostenendo che il colore del comunismo fosse il rosso e non il giallo, come loro credevano.
E' 14 Marzo 1972, alle 10 del mattino viene rinvenuto il suo corpo sotto un traliccio elettrico di Segrate, accanto a un carico di dinamite e insieme a una falsa carta d'identità riportante il nome di Vincenzo Maggioni. Nel tentativo di staccare la corrente a tutta Milano tocca i cavi sbagliati e finisce fritto, a Segrate, forse tradito da un certo Gunter, bombarolo ufficiale dei GAP.

<<Un rivoluzionario è caduto
. Lo dipingono ora come un isolato, un avventuriero, come un deficiente o come un crudele terrorista. Noi sappiamo che dopo aver distrutto la vita del compagno Feltrinelli ne vogliono infangare e seppellire la memoria – come si fa con i parti mostruosi. Si, perchè feltrinelli ha tradito i padroni, ha tradito i riformisti. Per questo tradimento è per noi un compagno. Per questo tradimento i nostri militanti, i compagni delle organizzazioni rivoluzionarie, gli operai di avanguardia chinano le bandiere rosse segno di lutto per la sua morte. Un rivoluzionario è caduto>>.
Potere Operaio

Leon Blavatsky

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